Boris: Heavy Rocks – Attention Please

Uscite a ritmo serratissimo per il poliedrico trio giapponese Boris, che pubblica quasi in contemporanea due album dalla diversa fisionomia ma accomunati dal gusto per la sperimentazione e contaminazione di generi

heavy rocks

Boris

Heavy Rocks

(Cd, Sargent House)

hard rock, alternative rock

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attention please

Boris

Attention Please

(Cd, Sargent House)

noise pop, experimental rock

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Una specie di Giano bifronte quello uscito dalla fantasia – e studio di registrazione – dell’eclettico trio giapponese Boris. Il parto è, sì, doppio ma anche ben lontano dall’essere un parto gemellare, dato che Heavy Rocks e Attention Please sembrano attingere da suggestioni ben diverse tra loro.

Ad accomunarli però, il desiderio di sperimentazione e la fantasia lasciata sempre molto libera, lontana dal calcificarsi in forme troppo nettamente definite.

Heavy Rocks, neanche a dirlo, contiene pezzi che contaminano l’hard rock con esplorazioni eteree, pantani rumorosissimi, che si fanno incredibilmente cupi, silenziosi, ipnotici nei due brani-fiume centrali, Missing Pieces e Aileron, la cui durata complessiva corrisponde circa alla metà di quella dell’intero album e quindi fanno in qualche modo da cardini – riecheggianti, a tratti duri – per tutto il lavoro.

Il disco si apre con lo schizofrenico Riot Sugar e si chiude con il terroso, esplosivo Czechoslovakia passando per il cattivo e strano Galaxians, tempestato di effetti sonori da videogioco, e per il serpeggiare elettrico in lentissimo crescendo di Key. Mentre Jackson Head e Leak -Truth,yesnoyesnoyes- sono due tempeste sonore dietro le quali si nascondono dei brani dalla struttura un po’ meno serpentina.

Attention Please, l’altra faccia della medaglia, vira su un versante ancora più elettronico, pop, con tracce di ambient. A tratti i silenzi hanno la meglio sui suoni, la voce è una voce femminile, morbida, ma più inquietante che zuccherosa. Il tutto come ammantato di una nebbia elettrica, che ottunde e fa perdere la direzione, ma in cui alla fine è piacevole perdersi, incontrando, mentre si procede a tentoni, il pop scurissimo di Tokyo Wonder Land, ci si arrampica sulle asperità più sottolineate di Spoon, si nuota nell’etereo, liquido Hand In Hand e ci si lascia incantare dai silenzi sognanti di You.

Questi due album speculari e che si intrecciano l’un l’altro richiamano il passato (anche quello recentissimo) della band – Heavy Rocks è infatti anche il titolo del quarto album dei Boris, e alcuni brani di Attention Please (Party Boy, Hope, Les Paul Custom ’86 e Spoon) sono rielaborazioni  di pezzi presenti in New Album, anche questo fresco di uscita (marzo 2011). Il richiamo è anche incrociato tra i due album, che contengono due brani dal titolo comune: Aileron, che se in Heavy Rocks, come già accennato, è una specie di oceano immobile e malinconico a tratti squassato da esplosioni improvvise, in Attention Please è invece un breve pezzo morbido e delicato, con i suoi arpeggi dolci.

Gli instancabili sperimentatori Atsuo, Wata e Takeshi, ricchi di inventiva e ironia, aggiungono dunque altri due nuovi interessanti tasselli alla loro poliedrica e spiazzante produzione, giungendo all’invidiabile traguardo del diciassettesimo album.

Dopo aver toccato l’Italia con due date a inizio luglio, la band riprende il corso del tour europeo puntando verso nord. Se volete ascoltarli dal vivo, inseguiteli!

 

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