Horseloverfat: recensione di Greeting from Nowhere

La ricetta proposta dai nostrani Horseloverfat può essere apprezzata da chi ama il crossover nel suo significato più ampio del termine.

Horseloverfat

Greetings From Nowhere

(Ixtalan Research)

rock, psych, punk

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Horseloverfat Greetings From Nowhere recensioneUna delle caratteristiche fondamentali dei minestroni, è quello di saper mescolare in maniera perfetta le pietanze che lo compongono in modo da far si che il risultato finale sia buono e possa soddisfare l’appetito di chi mangia. Traslando il paragone culinario in musica, allora si può dire che la ricetta proposta dai nostrani Horseloverfat è, tutto sommato, buona, da poter essere apprezzato da chi ama il crossover nel suo significato più ampio del termine.

Greetings From Nowhere è un disco bizzarro, in cui si fondono generi disparati e nel quale ogni canzone risulta essere un prodotto a sé stante e diversa da chi la anticipa o la segue. In questo lavoro ci sono sprazzi di brit aristocratico (Socrates Eats Hemlock) che si alternano a squarci selvaggi di proto punk (Salamander) per finire a situazioni disturbate come l’opener Artist.

Sostanzialmente la band osa e lo fa con gusto anche per i particolari e le divagazioni (Cascata), mentre in altre circostanze risulta essere diretta e garage nello spirito e nella sua attitudine (She).

Non ci sono concessioni alle melodie immediate e questo permette al disco di essere ascoltato a ripetizione per poter essere maggiormente apprezzato nella sua interezza.

Addirittura, andando a scavare nel profondo, riusciamo a scorgere quelli che sono episodi anche country, vedi l’ottima Illusions, così come non mancano elementi da colonna sonora spaghetti western quali Virus Hate.

Il cerchio si chiude con la lunghissima Molokko, quadretto frizzante e allegro che fa da contorno a un disco che va ascoltato ripetutamente per poter essere apprezzato e capito nella sua interezza.

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Francesco Brunale
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