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Bloom: recensione di Hangover

Che ci fanno Max Zanotti e Giusy Ferreri a braccetto? Insieme a due altri ottimi musicisti hanno messo in piedi il progetto Bloom, di cui Hangover è l'ennesima dimostrazione che tutto quello che Zanotti tocca... diventa oro.

Bloom

Hangover

(GGF Music)

indie-rock

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Max Zanotti è una sorta di “Re Mida” del rock alternativo italiano. La verità è che ogni cosa che fa o tocca la trasforma immediatamente in oro. Basta andare a sfogliare il suo spettacolare catalogo con i Deasonika, da solista, con i Casablanca e con i The Elephant Man per rendersi conto dell’incredibile qualità che la musica da lui prodotta possiede.

Insomma, parliamo di un talento clamoroso, sempre confinato nei meandri del sottobosco alternativo, che ora si è lanciato in un’affascinante sfida, creando i Bloom, una band nuova di zecca che vede la presenza dietro al microfono di Giusy Ferreri, icona pop della musica italiana. Un binomio che, a leggerlo così, appare molto particolare ed a cui si sono affiancati degli ottimi musicisti quali Roberta Raschellà e Alessandro Ducoli.

Dunque, con una cantante così nota ed importante si entrerebbe nel vero e proprio mainstream, ma c’è da dire che la Ferreri si cala alla perfezione nel ruolo di frontwoman di questa rock band, sfoderando una prestazione importantissima che si eleva ancora di più grazie alla qualità delle canzoni che hanno bisogno di molti ascolti prima di essere apprezzate e che, una volta diventate nostre, non escono più dalla testa.

Ci si muove in un territorio molto vicino a quelle dello Zanotti da solista (andate a riscoprire, se non lo conoscete, il suo disco pressoché acustico di qualche anno fa) e dei The Elephant Man che tanto successo hanno riscosso, soprattutto, all’estero.

Ci sono canzoni che hanno aperture melodiche di rilievo, vedi È La Verità e Rose In Velluto Dark che avrebbero tutto per essere passate in heavy rotation dalle radio e televisioni italiche. Sono rock il giusto e cantate alla grande da un artista che lo è per davvero a trecentosessanta gradi. Probabilmente queste due tracce sono le cose più vicine agli ultimi Casablanca.

Poi abbiamo anche momenti intimi, come lo splendido duetto tra Zanotti e Ferreri apparecchiato su una base di pianoforte malinconico che si concretizza nella struggente Ridarei Vita. In Non Te L’Ho Detto Mai la band abbraccia ancora una volta il rock alternativo degli anni novanta, rileggendolo in chiave prettamente italiana. Ci sono anche episodi più tosti, tipo Crisi Di Astinenza, che ci riportano con la mente ai Deasonika, mentre La Vita Danza è una sorta di blues nero acustico che ci proietta in vortici oscuri.

Il tutto si chiude con Il Mio Stile Noir, in cui si fondono elettronica e rock d’autore. Alla fine dei conti è proprio vero quanto scritto ad inizio di questa recensione: Max Zanotti trasforma in oro tutto ciò che tocca e i Bloom ne sono l’ennesima testimonianza. Siamo curiosi di vederli dal vivo, perché una band del genere merita tutta la fiducia di questo mondo.

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Francesco Brunale
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