Mojoshine: recensione di Parto Naturale

I marsicani Mojoshine hanno realizzato una piccola gemma che non dovrebbe scontentare gli appassionati di alternative rock anni '90.

Mojoshine

Parto Naturale

(Overdub Recordings)

rock, alternative rock

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L’alternative, che tanto andava negli anni Novanta dalle nostre parti, non ha mai smesso di pulsare, grazie a nuove band che hanno allacciato rapporti artistici molto intensi con chi li ha preceduti per ovvie ragioni anagrafiche e temporali.

I marsicani Mojoshine, con il loro secondo disco, vanno a realizzare una piccola gemma che non dovrebbe scontentare con chi è cresciuto “a pane e Marlene Kuntz/Estra/Afterhours”.

Lo si capisce immediatamente quando parte la lenta e ipnotica Stella di Neutroni, canzone dalle melodie rarefatte e che ha il merito di crescere ascolto dopo ascolto.

Le dimensioni sonore cambiano repentinamente con Fuga, una vera e propria cavalcata, che ci riporta agli anni novanta.

C’è poca concessione al discorso melodico, ma l’aspetto interessante è la forza delle parole e il sound graffiante delle chitarre che rende il tutto molto “garage”. Con Camino Spento si toccano sonorità prettamente americane, vicine ai Sonic Youth più accessibili, a cui si uniscono i cori in puro stile Afterhours.

Il risultato che ne viene fuori è molto buono.

Se La Colpa Non è Tua si rivela un vero e proprio omaggio agli ultimi Queens Of The Stone Age, la successiva Il Lupo E Il Solengo è un viaggio oscuro verso l’ignoto. Il pezzo nasce volutamente lento, salvo poi esplodere in una vera e propria deflagrazione di tutta qualità. Chiude il lavoro (a cui non si può dare un voto inferiore al sette), l’ostica Tutto Il Resto è Oscenità che può essere presa come punto di riferimento per capire il valore di una band dotata di un grandissimo talento.

 

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