The Besnard Lakes: The Besnard Lakes Are The Roaring Night

A dispetto del titolo, The Besnard Lakes Are The Roaring Night non è ruggente o particolarmente graffiante, ma di sicuro lascia il segno più di una zampata

The Besnard Lakes

The Besnard Lakes Are The Roaring Night

(Cd, Jagjaguwar Records)

indie, shoegaze, psichedelia

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Vi capita mai di pensare che ci stiamo spingendo troppo oltre, che la modernità e l’incessante corsa al progresso ci stanno portando verso un mondo sempre più alienante e asettico, avulso dal nostro passato? Ad ascoltare questo album, sembra che i The Besnard Lakes questa domanda se la siano fatta e abbiano scelto di dire no alla sperimentazione più estrema e di accoccolarsi nella calda e tranquillizzante coperta di Linus della buona musica che fu.

I The Besnard Lakes sono un duo (marito e moglie) canadese giunto al terzo album, team affiatatissimo che si arricchisce di due-quattro elementi, principalmente durante i live, per dare ai suoni di Jace Lasek e Olga Goreas il giusto sostegno. The Besnard Lakes Are the Roaring Night contiene 10 tracce, ognuna un mondo a se stante, ognuna a raccontare una storia, che si intrecciano nel loro susseguirsi senza interruzioni, a creare un unico filo conduttore in una sorta di concept album. Si apre con Like the ocean, like the innocent Part 1: the ocean, pezzo strumentale dalle forti tinte noise ma dagli ancor più prepotenti echi pinkfloydiani, che sfuma direttamente nella Part 2: the innocent, oltre 7 minuti dal piglio decisamente psichedelico.

E’ proprio in questa psichedelia anni ’70, nel cantato effettato in falsetto, negli echi di band culto come The Who e Pink Floyd, la coperta di Linus dei The Besnard Lakes, che come un moderno Caronte traghettano queste melodie retrò verso lidi più contemporanei (come quelli percorsi dai connazionali Arcade Fire), rock targato anni ‘90 di vago sapore British e chitarre in puro stile shoegaze.

L’altro pezzo sdoppiato, Land of living skies è sicuramente quello che più mi ha colpito. Part 1: the land è ancora una volta l’intro strumentale più noise del brano Part 2: the living skies. Cantato al femminile, si discosta leggermente dalle sonorità classiche dell’album, grazie alla scelta di far girare la chitarra su ritmi vagamente più moderni. Sono proprio questi pezzi dal forte connubio tra psichedelia e pop-rock di fine secolo scorso quelli più efficaci, che abbandonano le atmosfere ovattate e dilatate, rarefatte ed epiche, per dare una sensazione di maggiore concretezza e plasticità.

Con questo album, i The Besnard Lakes hanno dimostrato di aver raggiunto una certa maturità, sia stilistica, sia compositiva, avanzando nel terzo millennio senza rinnegare il passato.

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Simona Fusetta
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