Subsonica: recensione di Realtà Aumentata

Stavolta ci è mancato davvero poco. Ma proprio sull’orlo dell’abisso i Subsonica si sono ricordati di quanto è bello (e unico) essere i Subsonica. E ancora una volta l’hanno messo in musica.

Subsonica

Realtà Aumentata

(Sony Music)

rock, pop, elettronica

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Per citare i conterranei Mambassa, compagni di live negli anni ’90, “Noi e dire che perdersi era facile / ci siamo andati a tanto così”: stavolta abbiamo davvero rischiato di perdere una delle band più rappresentative della nostra scena musicale. Quando i Subsonica si sono ritrovati per pensare a un nuovo album, si sono prima di tutto interrogati se fossero o meno intenzionati a pubblicare qualcosa insieme. I percorsi intrapresi in autonomia avevano chiaramente allontanato Samuel, Boosta, Max, Ninja e Vicio, che temevano di non avere ormai più niente da dire. La chiamata di Sollima per lavorare sulla colonna sonora del suo ultimo film ha ridato al quintetto di Torino l’occasione di ritrovarsi e tornare alle vecchie modalità di scrittura e produzione, lasciando l’estro di tutti libero di fluire e ritrovando il piacere di suonare e sperimentare come un’unica entità.

E così, grazie al fato, abbiamo sventato il rischio di trovarci senza un gruppo capace di mettere insieme diverse generazioni, estremamente attento ai temi sociali e all’essere umano, con lo sguardo proiettato al futuro, ma senza rinnegare il passato. Difficilmente li vedremo riempire gli stadi, come vogliono i dettami moderni, ma di sicuro in questi quasi trent’anni di carriera sono stati i dominatori della scena live. Ed eccoli ancora qui, con un album che ha molto da dire e che è destinato a lasciare il segno, un segno profondo per chi avrà la pazienza di dedicargli più di un ascolto superficiale in modo da coglierne appieno le varie sfumature. Ecco a voi la genesi di Realtà Aumentata.

Il legame con il passato è chiaro sin dalla copertina: Realtà Aumentata riprende infatti il connubio tra spazio naturale e alienazione spaziale di Amorematico. Ma non è il solo elemento in comune con la storia dei Subsonica. Sin dalla prima traccia suona esattamente come un disco dei Subsonica, non perché ripropone qualcosa di già sentito, ma perché mescola sapientemente l’analogico e il digitale, l’elettronica suonata con gli strumenti classici, il pop-rock contaminato da funky, reggae, dubstep, senza mai farsi fagocitare da un unico genere e mantenendo una spiccata identità. Insomma, i Subsonica tornano a essere i Subsonica, fedeli al loro marchio di fabbrica e riconoscibili sin dal primo accordo.

Sono mille le cose che si potrebbero dire sulle varie canzoni. Di sicuro quello che ritorna prepotente è il loro stile di scrittura, quella capacità innata di portare all’attenzione del mondo tematiche private dai risvolti sociali (da Cane Nero a Specchio, giusto per fare un paio di esempi) e di trattarle con delicatezza ed eleganza, entrando in punta di piedi nel vissuto delle persone, ma con l’obiettivo di schiaffeggiare le coscienze di chi ascolta. Perfetto esempio sono i primi due singoli estratti: Mattino di Luce, che parla della fatica di vivere in un corpo che non senti tuo e Pugno di Sabbia, che racconta la difficoltà degli emigrati di seconda generazione, impossibilitati a trovare un posto in cui sentirsi davvero a casa. E ancora Nessuna Colpa, sulla limitazione del diritto di migrare, in cui la voce di Samuel viene filtrata da un software e abbassata di una tonalità. Un gioco, un insieme di casualità che in più riprese ci hanno messo lo zampino in questo lavoro.

Quando ho sentito Pugno di Sabbia mi sono chiesta che direzione avrebbe preso il disco con un singolo del genere. Domanda che con il passare del tempo e l’uscita dei singoli diventava un punto interrogativo sempre più grande. Musicalmente parlando, Realtà Aumentata è un viaggio nell’universo subsonico, che si apre con i suoni spigolosi e distorti di Cani Umani, si perde nelle orchestrazioni di Davide Rossi in Universo, prende derive funky dance con il featuring dei torinesi Ensi e Willie Peyote e i fiati dei due Bluebeaters Paolo Parpaglioni ed Enrico Allavena in Scoppia la bolla, per approdare infine su un altro pianeta abbracciando la world music in Africa su Marte.

La sensualità di Grandine e la fragilità di Vitiligine cullano l’ascoltatore verso l’ultima traccia, Adagio, direttamente dalla colonna sonora dell’omonimo film di Sollima e cha ha fruttato loro il premio Special Soundtrack Stars Award all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Un perfetto brano di chiusura, solenne e cadenzato come un pezzo dei CCCP e dark quel tanto che basta: “Cresce in un adagio la fine dell’ultima danza / Noi non siamo più qui / Cala insieme al buio sull’ultimo atto che non sarà nostro mai”: come non vederci qualcosa di profetico in queste parole…

Ciliegina sulla torta, anche stavolta il mixaggio è finito nelle mani dell’italiana Marta Salogni, nome sulla bocca di tutti nell’ambiente musicale e osannata da artisti del calibro dei Depeche Mode, che ha dato un sapore internazionale a questo lavoro che non aspetta altro di prendere la forma live, quella per cui i Subsonica sono nati e che diventa mezzo espressivo attraverso il quale rinsaldare il legame con i fans.

Realtà Aumentata sarà di certo servito a Samuel, Boosta, Max, Ninja e Vicio per ricordare loro chi sono e da dove vengono (e dove vogliono andare), ma servirà una volta di più a noi per ricordarci che si può continuare a fare musica senza doversi per forza assoggettare ai dettami della discografia contemporanea, che il politically correct ha un limite e che non conta dove suoni o quanti streaming fai per fare la differenza nelle vite degli altri.

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