Simple Minds
Big Music
(Sony)
pop, wave
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Grande, grandissimo ritorno per i Simple Minds col nuovo di inediti Big Music. Sono passati cinque anni dal pur buono Graffiti Soul, periodo in cui i “nostri” non sono stati con le mani in mano ma hanno continuato a suonare in giro per il mondo con una tanto divertente quanto pericolosa “operazione nostalgia” (noi li avevamo visti in concerto a Londra giusto un anno fa). Giusto per chiarire quanto la band scozzese è nel cuore dei fans di tutto il mondo, nel solo 2013 nel Regno Unito il loro tour ha totalizzato 130.000 presenze!
Deve essere stato (anche) questo il motivo per farli tornare in seno a una major, la Sony che pubblica questo Big Music.
Partiamo proprio dal titolo. Non è riferito una sorta di egocentrismo (grande musica) bensì al nome che i Waterboys diedero nel 1984 al genere che facevano band come Big Country, Alarm, U2 (che si battevano proprio con i Simple Minds per il posto di migliore stadium band), ovvero band che univano influenze wave, rock, pop, grande immediatezza, spiritualità e un continuo riferimento ad ideali e carica energetica tipici della gioventù.
Big Music è un album godibilissimo, probabilmente uno dei più ispirati degli ultimi anni della carriera di Jim Kerr e soci. È un disco fatto di canzoni che rimandano direttamente al passato della band. Tutto. Eppure allo stesso tempo suona fresco come una rosa. I fans di lungo corso non faranno fatica a trovare riferimenti al sound di New Gold Dream e Once Upon a Time (Blidfolded), ma anche alle chitarre di Sparkle in the Rain e a un po’ tutto il loro percorso soprattutto anni ’80. La freschezza del disco è data anche e soprattutto dal lavoro di Iain Cook dei Chvrches, spesso co-autore dei brani di Big Music.
Se vi andate a (ri)leggere la recensione del concerto di Londra… già c’è il senso di Big Music: i Simple Minds abbracciano il loro pubblico col loro inconfondibile marchio di fabbrica, riuscendo allo stesso tempo a parlare alle nuove generazioni e a non risultare la fotocopia di loro stessi: un miracolo che solo alle grandi band riesce (e pure raramente!).
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