Van Kery: la recensione di New Life

I Van Kery si destreggiano alla perfezione tra coordinate rock e blues, dando origine a una mistura mai tramontata, ma dal grande fascino.

Van Kery

New Life

(Vrec)

rock, blues

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van kery recensione new lifeFa sempre piacere ascoltare band che arrivano da Catania, città che nel corso di questi ultimi quaranta anni, e non solo, ha visto crescere e affermarsi artisti importanti (Franco Battiato e Carmen Consoli) e altri di vero e proprio culto (Denovo, Flor e Uzeda su tutti). Ora la proposta che arriva dal capoluogo etneo è totalmente diversa per quanto concerne le sonorità, dal momento che i Van Kery si destreggiano alla perfezione tra coordinate rock e blues, dando origine a una mistura mai tramontata, ma dal grande fascino.

Intendiamoci il trio etneo non inventa nulla di nuovo, ma riesce nella grande impresa di piazzare un pugno di canzoni di ottima qualità. Si va da classici blues veri e propri come Everything I Do Wrong a strumentali di tutto rispetto come la title track che sprigiona malinconia a volontà.

L’opener Runaway sembra essere un tipico brano che sarebbe stato perfetto per gente come i Jetboy o i mitici Hanoi Rocks nella Los Angeles che fu, mentre One Thing I Learned è un pezzo raffinato che trasuda tutto l’amore dei ragazzi per le sonorità sixties che tanto dominavano nella Londra che impazziva per John Mayall e Eric Clapton.

Chasin Me è un lento di assoluta qualità, così come è di assoluto valore Pick Your Poison che vede la partecipazione di un bluesman come Francesco Più.

La soddisfacente Let Me Sleep, secondo strumentale dell’album, chiude un lavoro di tutto rispetto che riconcilia con il rock tradizionale che i grandi del passato hanno lasciato come eredità ai giovani per farne tesoro.

E a quanto pare i Van Kery sembra che abbiano imparato alla perfezione questa preziosa e utilissima lezione.

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Francesco Brunale
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