Stella Diana: Gemini

Una band dalle chiare sonorità internazionali canta testi intimisti in italiano per cercare di far breccia nel cuore di compaesani e non. Ci riusciranno?

Stella Diana

Gemini

(Cd, Siete Señoritas Gritando)

indie, pop, shoegaze

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recensione-Stella Diana-GeminiGli Stella Diana, formazione napoletana nata nel 2002, hanno all’attivo diversi concerti tra Italia e Spagna, qualche demo e due veri e propri album: Luce al centro del 2005 e il più recente Gemini, datato aprile 2010. Nove tracce fortemente influenzate dalla scena musicale internazionale (Interpol, Editors), ma al contempo legate alla tradizione nostrana grazie al cantato in italiano (perla rara, soprattutto quando si pubblica per un’etichetta straniera).

Gemini denota buona maturità musicale per un gruppo ormai pronto a definire un proprio suono caratteristico. Chitarra, basso e batteria raggiungono la loro massima espressione su melodie in bilico tra indie, pop-rock e shoegaze, trovando forma concreta in testi lontani dalle solite rime cuore-amore, che conseguentemente risultano essere meno diretti e di più difficile comprensione (un secondo ascolto è quindi d’obbligo). Il cantato è quello che risente maggiormente dell’influenza shoegaze: quasi recitato, per caricare della giusta enfasi le parole (come Godano fa nei Marlene Kuntz), non esplode mai alla ricerca della potenza o del virtuosismo, ma si fa quasi servo della melodia, elemento principe di questa produzione.

L’apertura con Shohet è d’impatto; seguono una manciata di brani meno interessanti – ma nei quali i musicisti danno sfoggio delle proprie doti artistiche – che lasciano il posto a Caufield, pezzo che mi ha ricordato gli Intercity (band italiana forse non conosciutissima, ma interessante realtà nell’ambito shoegaze) e a Ra, oltre sei minuti con un lungo intermezzo musicale in crescendo. Con Paul Breitner e Happy song ci avviciniamo alla fine dell’album in chiave più pop rispetto all’inizio in stile indie.

Riusciranno i nostri a ritagliarsi uno spazio nel dorato quanto spietato music business, che tende a fagocitare chi non segue il gregge? Assaggeranno le luci della ribalta restando fedeli a questo peculiare connubio stilistico?

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