Sick Tamburo: recensione di Non Credere a Nessuno

Sesto lavoro discografico a marchio Sick Tamburo per GianMaria Accusani, dieci brani che raccontano di addii ai sogni e consapevolezze con cui convivere.

Sick Tamburo

Non Credere a Nessuno

(La Tempesta Dischi)

alternative rock

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C’è senz’altro il pensiero a Elisabetta Imelio in questo nuovo disco dei Sick Tamburo, il primo senza la bassista scomparsa poco prima del lockdown, ma Non Credere a Nessuno è soprattutto una riflessione rivolta al Commiato, all’addio a persone e alle vite che non abbiamo intrapreso. Quelle che si potevano vivere e che, giunte ad un bivio, le circostanze hanno obbligato a prendere altre direzioni.

Il sound è quello riconoscibile negli ultimi lavori della band, sempre dettato dalle chitarre punk rock con pochi accordi e piccoli riff ripetuti, coadiuvati talvolta dall’elettronica minimale sugli arrangiamenti, insieme a qualche linea orchestrale giocosa che sorprende, come nella conclusiva Certe Volte. Anche se a tratti risulta, giustamente, malinconico, la decina di canzoni presenti nell’album dell’ex Prozac+ GianMaria Accusani e dei musicisti che lo hanno accompagnato racconta di una presa di coscienza liberatoria dopo tutte le esperienze passate.

Da una parte Il Colore Si Perde a causa delle umane vicende perché “Il mio viso ogni giorno cambia un po’, il mio sorriso ogni tanto dice no” portandomi a ricordare la foto di una mia amica in cui si leggeva il viso spento dalle avversità dei decenni sognati e poi accettati con rassegnazione, o in Per Sempre Con Me, in cui duetta Roberta Sammarelli dei Verdena, si proferisce sull’essere spenti e spaventati, senza nemmeno la voglia di piangere.

Dall’altra l’invito a non lasciarsi andare, dove in Fino a Farcela i Sick ci incoraggiano con un bel “Guarda la tua mano e non lasciarla trasformare da quel dolore, dal tuo dolore ci spingeremo su fino a farcela”, o l’acustica Piove Ancora è la metafora del maltempo che incombe sulla nostra vita e ci fermiamo per un po’ a parlarne finché non torna il sole. C’è autocritica in Il Mio Unico Nemico, ovvero “sono io, per non stare solo. Come se avessi sempre bisogno di un nemico che mi fa il contorno”. C’è irriverenza e sessualità in una travolgente e rumorosa Facciamoci la Festa, c’è persino blues in Bianca.

La Stanza che Resta è un’altra metafora del mondo che viviamo, pieno di gente che va e viene, “qualcuno appenderà dei quadri brutti e chi sopra poi ci sputerà”. Nel rock di Suono Libero i Sick Tamburo ci ricordano che a volte usiamo parole che sembrano leggere, ma interpretate male causano distacchi mentre le nostre anime invecchiano. Solo ascoltando, con il cuore, si possono comprenderle per aiutare a dissipare l’ira iniziale.

Non Credere a Nessuno è una conferma del lavoro di Accusani e dei suoi collaboratori, sempre sul palco col cappuccio pronti per fare una rapina: quella dei nostri sani sentimenti.

Guarda il video Sick Tamburo – Per sempre con me (Feat. Roberta Sammarelli)

 

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Luca Paisiello
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