Shipping News
One Less Heartless to Fear
(CD, Africantape/Ruminance)
post-rock
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Il passato di una band è in grado di rivelare molto sul suo presente. Un gruppo come gli Shipping News ha tanto da mostrare, anche solo per l’apporto che i suoi membri hanno dato alla musica post-rock americana in generale. Jason Noble e Jeff Mueller, oltre ad aver militato per ben tre lustri negli Shipping News, hanno fatto parte di band quali Rachel’s, Rodan e June of 44.
Se il silenzio quinquennale del gruppo aveva destato numerose preoccupazioni, la scoperta della grave malattia degenerativa che dal 2009 affligge Jason Noble è stata accolta con cordoglio e un caloroso supporto in tutto il mondo (come in Italia, dove i Three Second Kiss hanno organizzato concerti benefici lo scorso inverno). Nonostante il lungo periodo di degenza, Noble ha potuto contare sul sostegno della famiglia e degli altri componenti del gruppo, riuscendo a mantenere la propria vena creativa e testimoniando la propria passione per la musica.
Eccoci dunque nel presente, a meno di un mese dall’uscita del nuovo album del gruppo di Lousville, One Less Heartless to Fear. Ennesima manifestazione del supporto verso Noble è la pubblicazione di questa raccolta di brani live che ad una malinconica retrospettiva al passato predilige una selezione di brani inediti, se non per due tracce recuperate dall’ultimo album in studio, Files the Fields – rispettivamente Axon and dendrites e (Morays or) demons. Il post-rock di Lousville, ai tempi culla dell’indie americano, risuona ruvido e diretto nelle nove tracce dell’album, accompagnato da lente discese nei paesaggi più malinconici e tetri dell’introspettività. Abbandonate le lente progressioni che caratterizzavano gli album più recenti, gli Shipping News sfruttano appieno l’energia della dimensione live.
I brani, per l’appunto, sono un’esplosione di sonorità grezze, arrabbiate e facilmente riconducibili al noise degli albori. Testi stridenti su basi brevi e secche, della durata non maggiore di quattro minuti, riportano alle influenze punk che avevano plasmato anni addietro i June of 44, strizzando l’occhio alle sonorità febbrili e nervose dei Fugazi.
L’apertura di batteria di Antbellum è l’anticipazione di un sapiente gioco di distorsioni e refrain urlati in una continua lotta di supremazia, come nella ossimorica The Delicate. Questa battaglia trova risoluzione solo in brani come This is not An Exit, canzone spasmodica dal marcato messaggio politico. Un album composto da un noise cerebrale ma meno dilatato, più esplosivo e nevrotico, a predilezione di un grezzo ritorno alle origini.
La perfetta celebrazione di una band che, nonostante le recenti difficoltà, dimostra di essere un gruppo con una lunga storia, destinato a far parlare di se nel prossimo futuro. Da parte nostra non possiamo che augurarglielo pienamente.
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