Skinny Puppy: Handover

Nuovo album per gli Skinny Puppy, che indugiano molto perdendo quella vena aggressiva e brutale che ha appassionato la maggior parte dei fan

Skinny Puppy

Handover

(Cd, SPV)

elettronica, industrial

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Skinny Puppy- HandoverChiunque abbia per lo meno una minima conoscenza nel campo dell’industrial non può non conoscere gli Skinny Puppy. Il gruppo canadese ha fatto la storia del genere electro-industrial, propinando dischi più o meno memorabili dalla prima metà degli anni Ottanta. Pertanto è normale che l’uscita di un nuovo album possa attirare i più curiosi, soprattutto dopo la lunga attesa di quattro anni dal precedente Mythmaker, a detta di molti di stampo troppo elettronico. Chiunque speri in un ritorno alle origini più aggressive non troverà in Handover quello che cerca.

L’album si apre con Ovirt, una breve introduzione che alterna suoni sporchi e disturbati, voce robotica e un ritmo ipnotico che non dispiace, ma neppure è in grado di eccitare particolarmente. Eccessivamente artistica, si tratta una introduzione elettronica che si può comunque godere.

Dal secondo brano inizia una vera e propria altalena, in quanto il resto dell’album è comunque in grado di regalare alcuni momenti davvero interessanti. Un esempio è la più industrial Icktums, che nonostante la base elettronica, mantiene una buona dose di aggressività. Stessa aggressività che si trova nella claustrofobica Wavy e la inquietante Vyrisus, incentrare su echi, indugi e suoni stridenti. L’elettronica è comunque preponderante in gran parte dell’album, dalla più riuscita Gambatte, alle più caotiche Brownstone e Noisex, dove l’eccesso di rumori nevrotici e grida non ottengono l’effetto desiderato. Handover è un disco che mette molta carne al fuoco, senza però mantenere le promesse che molti dei brani sembrano fare.

La sperimentazione prende il sopravvento, scivolando verso atmosfere ambient e soffocando quella vena aggressiva, apocalittica, sconcertante che ha da sempre affascinato i fan di una band tanto amata quanto chiaccherata. Coloro che apprezzano questo cambiamento avvenuto già ai tempi di Mythmaker non potranno che godersi queste undici tracce. Per quelli che si aspettavano un po’ di sana, vecchia rabbia dal retrogusto elettronica, non resta che attendere e sperare.

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