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Deproducers: DNA

DNA è il terzo capitolo del percorso dei Deproducers. Un disco che sviluppa un sistema di corrispondenza fra suoni e scienza in cui il DNA diventa lo spartito musicale della nostra vita.

Deproducers 

DNA

(Al-kemi/Ala bianca)

experimental

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recensione deproducers dnaCos’è la vita? Qual è la sua origine? Sono questioni filosofiche alle quali l’essere umano, da sempre, ha dato alcune risposte attraverso la scienza, le religioni e l’arte della musica.

Deproducerstornano con il loro nuovo album dal titolo DNA, nato da un’importante collaborazione con l’AIRC, suonato, arrangiato e prodotto da Vittorio Cosma (ideatore del progetto), Riccardo Sinigallia, Max Casacci e l’instancabile stakanovista della musica italiana Gianni Maroccolo .

Il DNA contiene le informazioni genetiche necessarie alla vita, un codice che definisce e regola lo sviluppo della maggior parte degli organismi viventi, identificato con 4 lettere: A, T, C, G.

Quattro come i musicisti che compongono questo super gruppo, che ha iniziato un progetto musica-scienza già nel 2012 con Planetario e proseguito nel 2017 con Botanica.

DNA è il terzo capitolo di questo percorso: un concept album che sviluppa un sistema di corrispondenza fra suoni e scienza, una sorta di parallelo tra sperimentazione del suono e sperimentazione scientifica. Il DNA diventa così lo spartito musicale della nostra vita, armonico ed articolato .

Dopo aver testato i suoni dei corpi celesti e del mondo delle piante, i Deproducersmettono la loro musica al microscopio, ripercorrendo la storia dell’essere umano, le conquiste ed i casi ancora irrisolti della genetica: una simbiosi armonica che si sviluppa attraverso un tessuto sonoro ipnotico, che trae ispirazione dalle austere frequenze elettroniche dei Neu, dei Kraftwerk e degli Aphex Twin.

La copertina del disco ha lo stesso sfondo celeste della cover di Autobahn dei Kraftwerk, mentre al centro, l’immagine dell’autostrada è sostituita dalla struttura del DNA.

L’album si apre con le sonorità cosmiche di Abiogenesi, attraverso atmosfere che rimandano inevitabilmente a quelle che furono dei Neu, dei Tangerine Dream e dei Popol Vuh.

Quella tra sperimentazione musicale e sperimentazione scientifica è una simmetria che troviamo nei brani Caso e Necessità e Serendipità: spesso alcune scoperte importanti del genere umano sono partite dalla necessità, per poi imbattersi nella casualità degli eventi. Partire da un’idea strumentale primordiale, e scoprire, man mano, nuovi ed inaspettati elementi sonori.

La Storia Compatta della Vita e L.U.C.A. propongono invece un cantato recitato, sullo stile degli Offlaga Disco Pax e dei Massimo Volume: due brani con sonorità elettro-funk e dark ambient, che ricordano i Dead Can Dance ed i Pink Floyd di Ummagumma.

Nel brano che dà il titolo al disco, la voce femminile robotica ripete in loop le 4 lettere identificative del DNA, quasi a parafrasare il minimalismo di Numbers dei Kraftwerk.

Il disco continua il suo trip attraverso il ritmo tribale della Suite Cellulare, che parte dalla nascita di una cellula e termina con il suo suicidio. Il tema principale è l’importanza delle diversità come fulcro equilibratore dell’evoluzione biologica e culturale di ogni generazione: poiché ridurre le diversità, omologare e riformare rappresentano la morte della vita stessa.

Si evince, dunque, che l’unico e solo responsabile di tutte le nostre diversità è proprio il DNA. Diversità che, ancora oggi, facciamo fatica ad accettare e metabolizzare.

DNA è un viaggio narrativo, strumentale e sperimentale che combina ed intreccia musica e parole, che mette in risalto il valore universale della conoscenza, dello studio scientifico e delle proprie emozioni, come metafora del progresso dell’essere umano, nella perpetua ricerca di un equilibrio emotivo e chimico all’interno del suo ecosistema e di quelli circostanti.

 

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