Athrox: Are You Alive?

La Maremma del metallo cresce: gli Athrox, all’esordio con un concept album di gran livello, convincono facendo propri i dettami del progressive trash metal

Athrox

Are You Alive?

(Red Cat Records)

progressive metal

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Athrox- Are You Alive?Sembra che in Toscana si stia andando forte con il metallo, dato che qualche settimana fa ho recensito i Santa Sangre, ora è il turno dei conterranei Athrox, anche loro di Grosseto, che debuttano con questo Are You Alive?, 11 brani di progressive metal in lingua anglofona. Nuove formazioni incazzate crescono come funghi, altro che relax in Maremma!

Il quintetto che ha prodotto questo disco imbraccia gli strumenti facendone uscire musica di qualità fastosa, per essere alle prime armi. In realtà Sandro Seravalle alla chitarra e il batterista Alessandro Brandi sono coinvolti in progetti musicali da circa 8 anni, e nel 2014 hanno cominciato a mettere le basi per una nuova band predisposta a sonorità trash metal con tonalità progressive, raccogliendo Francesco Capitoni alla chitarra e Andrea Capitani al basso. Successivamente è arrivato Giancarlo Picchianti che ha convinto tutti con la sua voce mostruosa, scelta azzeccata e sarete d’accordo con me dopo aver sentito anche solo le prime tracce del disco.

Are You Alive? si sviluppa come concept album su tematiche legate al conflitto armato (Warstorm) che devasta paesi e famiglie, con bambini atterriti impossibilitati di vedere un roseo futuro. Nel mirino vengono sottoposti anche i media che manipolano il giudizio della gente ottenebrando il proprio pensiero. Intro teatrale con Losing Your Gods, che apre a un’impetuosa Frozen Here. Siamo a cavallo tra Dream Theater meno prolissi, Iron Maiden, Metallica, gli Iron si notano molto bene nella cavalcata di Gates of Death, con un assolo kilometrico e l’esaltante My Downfall.

Non mancano ballatone metal alla Metallica/Halloween come Remember the Loneliness, riff melodici che penetrano facilmente nella pelle e che corrono all’impazzata, addolcendosi nella successiva Pretend You, il suo arpeggio languido che lascia una bella sensazione. Ciò che sorprende è il debutto maturo di una cinquina di musicisti tecnicamente bravi e con una forza di idee ripescate forse nella tradizione metal anni 80 ma con diversa carne al fuoco nei 53 minuti di furore metallico.

Le composizioni sono composte da variazioni, velocità contrapposta ad atmosfere drammatiche, sprazzi di sperimentazione e un lirismo assolutamente ammaliante. L’album è una mutazione continua del suono, una costruzione stratificata di riff su melodie che offrono sensazioni emotive lungo i brani che si susseguono, culminando nelle ultime tracce in messaggi spirituali su cosa troveremo dopo questa vita (Waiting for the Eden) e con l’augurio di godere di ogni istante e di ciò che ci circonda. Finale emozionante con Obsession degno di una chiusura come si deve in un disco che vuole lasciare il segno. Forse avrei preferito sentire meglio il suono delle chitarre, quasi perfetto, ma se questo è il debutto degli Athrox, chissà cosa possono riservarci in futuro.

Sito web: www.athroxofficial.com

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