Rats: recensione di Tenera è la Notte

Tenera è la Notte è il disco perduto (e ora recuperato) dei Rats. La band - a distanza di quasi quaranta anni - ha voluto regalare una clamorosa perla post-punk ai propri seguaci.

Rats

Tenera è la Notte

(Spittle Records)

rock, post-punk

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Rats Tenera è la Notte recensioneÈ sempre curiosa ed, a volte, “mitologica” la storia dei dischi nascosti o mai ufficialmente immessi sul mercato. È di questi giorni la pubblicazione di Toys, lavoro inedito di Bowie, mai uscito sino a qualche settimana fa, ma presente in rete da anni, che era diventato oggetto di culto e feticismo da parte dei collezionisti del Duca Bianco. Si parla ancora oggi di album mai visti concretamente di band come Velvet Revolver con Corey Taylor alla voce o come gli Anthrax e questa cosa fa sempre un certo effetto per chi è fan di un gruppo o di un musicista, perché vorrebbe sempre conoscere ed avere tutto dell’artista in questione.

Storia simile, da un punto di vista dei tesori da far scoprire finalmente al proprio pubblico, è quella dei nostrani Rats che, a distanza di quasi quaranta anni, hanno voluto regalare una clamorosa perla post-punk ai propri seguaci, mettendo in commercio, solamente in formato vinile, il loro secondo disco che non aveva mai visto la luce, ovvero Tenera è la Notte con alla voce la primissima cantante Claudia Lloyd.

In pratica questa line up è diversa da quella che poi li ha resi noti alla grande platea rock italiana con Indiani Padani, ma non per questo è meno incisiva. Anzi, qui vediamo ed ascoltiamo soprattutto una band in grandissima forma che suona come si confaceva in quegli anni, mettendo insieme influenze punk e new wave che non possono non riportarci indietro con la mente a quelle sonorità che tanto andavano in Gran Bretagna negli ottanta.

A volte, come traspare in Voglio Essere La Tua Voce e nella rockeggiante e furiosa Esiliata, pare che gli emiliani abbiano preceduto di qualche anno i Cult di Dreamtime, visti gli arpeggi di chitarra che si sarebbero ritrovati in seguito e sino a Love all’interno del sound della band di Billy Duffy.

In altri frangenti i Cure fanno amabilmente capolino, ma quello che appare palese è la natura quasi viaggiante e sognante di questo disco che ti trasporta e ti regala un senso di incredibile tranquillità.

https://youtu.be/8QrZIVmnzsM

 

Pur essendo una formazione ancora alla ricerca di una propria dimensione, si nota un talento fuori discussione (In Una Bella Serata, addirittura, si vira verso un blues acido con squarci spagnoleggianti), caratterizzato dalla scrittura di un pugno di brani che non annoiano, ma che hanno al loro interno una forza melodica e persuasiva di primissimo ordine.

Un’operazione del genere va, pertanto, supportata in modo energico, perché ha consentito di (ri)scoprire un tesoro che non poteva giacere ed ammuffire senza vedere mai la luce. Sarebbe stato tremendamente ingiusto per i fan, ma soprattutto per la band stessa.

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Francesco Brunale
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