Betrayers: Raging Sounds

Il quartetto italico dei Betrayers cambia faccia e propone un album duro, roccioso, da limare nei dettagli ma che può trovare terreno fertile con una produzione internazionale

Betrayers

Raging Sounds

(Autoproduzione)

hard rock

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Betrayers- Raging SoundsNati 6 anni fa dalla volontà di Marco Tidu di circondarsi di altri musicisti attorno alla sua chitarra che respirassero “sonorità tipicamente hard rock e metal con influenze southern e stoner”, i Betrayers pubblicano il secondo album intitolato Raging Sounds. La band aveva già esordito con Spaghetti Intifada aprendo concerti per Bernie Marsden e Dough Aldrich, il vecchio e il nuovo dei Whitesnake, gli ex Maiden Paul Di’Anno e Blaze Bayley, e i nostrani Punkreas.

Dopo alcuni cambiamenti di line-up ora sembrano aver trovato l’amalgama giusto per proporsi ad un pubblico più ampio. Dalle prime tracce di Soul Wreck, Devil’s Tower e Ants!! assistiamo a vigorose spallate dalle chitarre sporche e graffianti e un buon impatto vocale capace di trascinare i pezzi veloci dell’album. Ed Artina urla a squarciagola e Tidu costruisce fraseggi belli carichi anche se ogni tanto sarebbe necessario un po’ di pulizia. Direi che proprio l’ingresso del nuovo singer in formazione al posto di Francesco Ghezzi ha cambiato davvero le carte in tavola alla band.

Bisogna rimarcare che in qualche occasione, come in Grain of Sand, pezzo apparentemente tranquillo, il suono non risulta proprio eccellente. Se il precedente disco appare un prodotto con limiti tecnici a cominciare dal mixaggio, qui nettamente migliorato, bisogna sottolineare che i dieci pezzi di Raging Sounds spaccano, ma si poteva indirizzare parte del songwriting verso alcune cose buone sentite in Spaghetti Intifada. Tipo Freedom, per intenderci.

Da riconoscere che cambiata per metà la band, di conseguenza è logico che si vadano a rivedere le influenze musicali nella stesura delle canzoni. Oggi l’impatto sonico del gruppo si rifà a Motorhead e Black Sabbath, contaminandosi con sonorità desert, stoner, hardcore.

Poco più di una mezzora il disco di questo quartetto arrabbiato che dovrebbe spingersi un po’ oltre, continuando a mescolare e a bussare alle porte di qualche produttore indipendente straniero che li supporti, che qui in Italia sappiamo bene che questo genere non trova lo spazio che vorremmo. Da risentire.

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Luca Paisiello
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