
J Mascis colpisce ancora, il vecchio lupo americano con Tied to a star riporta il cuore nell’anima, un disco che non è altro che un balsamo di benessere assoluto

I Greci Acid Baby Jesus in questo Vegetable Ep spacciano droga musicale a manca e dritta, pusher di un pscych’n’roll fulminante che da la rota in soli due brani. E tutto a norma di legge!

I triestini Limes con l’esordio Slowflash seducono orecchi e cuore, un pop wave versato nell’indie che piace e lascia galleggiare l’animo di chi presta loro l’attenzione

Meshell Ndegeocello torna con un disco a mille stelle, Comet, come to me, una lezione di classe spropositata per una artista che ha fatto dell’anarchia creativa la sua essenza di bellezza

Il mito vivente John Hiatt è in circolazione con Terms of my surrene, un tesoro di ballate e sguardi languidi che tra blues e immensi spazi aperti toglie il fiato

I fiorentini NoN esordiscono con Sacra Massa, un album dai forti odori infernali in cui si agitano le anime ossesse degli anni 90 del CPI e di tutte le intemperanze della poetica off

Early Shapes è l’incontro ravvicinato tra gli americani Fatso Jetson e ravennati Herba Mate, un frontale tra stoner e psichedelia che avvince e lincia i nostri sensi accomodanti, uno split che una volta penetrato lo stereo urla tutto il suo divinatorio animo selvaggio e allucinato

I gallesi Gulp con la complicità di Guto Pryce bassista dei Superfurry Animal se ne escono con Season Sun, un disco leggero di brezze e malinconie che se ascoltato in un tramonto estivo, illumina l’animo

Le Idi Di Maggio con Mokajena fanno viaggiare tra idee, consapevolezze e ideali festanti, una banda armata di suoni colorati e ritmi che smuovono muscoli e cervello

Il cantautore Neil Holyoak stupisce con cose povere e semplici, un disco questo Rags Across The Sun che ci fa respirare aria fresca e melodica come una passeggiata in montagna, e come tale ci fa ringiovanire

I piemontesi Rumor con Pois (ottimo debutto) diffondono la freschezza di una gioventù che suona che non ha bisogno di tante presentazioni, la loro effervescenza indie-pop acquista punti ad ogni brano che arriva puntuale all’orecchio

I pratesi Tutte Le Cose Inutili con Dovremmo essere sempre così danno una carica di ricordi e strana inusuale dolcezza che porta l’underground ai top massimi della poesia storta

Niente da fare per gli scozzesi Bis, il loro Data Panik Etcetera non convince assolutamente, solo una scalmanata fusione di ovvietà di cui se ne poteva fare a meno

Il combo canadese punk-core dei Fucked Up torna con Glass Boys a sganassare poteri e corruzione con una rabbia che non conosce limiti, ma poi – come si sa – dietro ogni ringhio c’è sempre un animo buonista

Shapes dei marchigiani Palmer Generator trascina negli anfratti più profondi degli abissi dell’allucinazione, un journey dai colori torbacei che si insinua nell’orecchio come una maledizione senza redenzione