Stoned Turtle: recensione di Blackout

Stoned Turtle: rimane sempre un piacere ascoltare band italiane che si muovono con destrezza nell’ampio volume del post grunge e dell’alternative metal.

Stoned Turtle

Blackout

alternative

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stoned-turtleRimane sempre un piacere ascoltare band italiane che si muovono con destrezza nell’ampio volume del post grunge e dell’alternative metal.

Gli Stoned Turtle, quintetto di recente formazione ma con pregresse esperienze in altri progetti, fondono molto bene le sonorità tipiche di gente come Creed e Alter Bridge con il pathos tipico della scena di Seattle, dando origine a un sound non originale (questo è abbastanza logico), ma assolutamente gradevole.

In tutto questo, poi, c’è una variabile non scontata, ovvero la voce del cantante Alessandro Vito che risulta molto particolare, baritonale quasi, che sembra essere presa in prestito dalla scena new romantic inglese dei primissimi anni Ottanta.

Partendo da queste basi, ci si può addentrare in Blackout che presenta delle belle “botte” sin dall’inizio.

L’accoppiata formata da Sweet e dalla titletrack è di tutto rispetto. I riff delle chitarre sono granitici e tutto il gruppo preme sull’acceleratore come se non ci fosse un domani. Le melodie non mancano e quello che ne viene fuori è un prodotto piacevole.

Si cambia leggermente registro con What Are You Waitin’ For che ha un inizio lento, che si modifica immediatamente per ritornare nuovamente slow. Poi si ricorre nuovamente e questo fa sembrare la canzone una specie di saliscendi sulle montagne russe.

Un momento di stasi (apparente) lo si registra con la cadenzata Crazy For You, introdotta da un bell’arpeggio di chitarra acustica. È il classico pezzo radio oriented, cattivo ma non troppo, dal ritornello orecchiabile, facilmente esportabile anche al di fuori dei confini patri. Più stilizzata è la successiva Doors Of Perception, mentre Isolation è un’altra traccia dai confini oscuri e dalle melodie trasversali. Sul finale, invece, si materializza Killing For The Master, altro ottimo esempio di brano alternative del 2000, con cori in puro stile heavy metal, a differenza della conclusiva Beyond The Truth che con la sua ariosità si erge a perla dell’intero lavoro. Non male, davvero, come esordio.

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Francesco Brunale
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