Red Kite: recensione di Apophenian Bliss

Apophenian Bliss è il ritorno del quartetto jazz prog Red Kite: un ventre ritmico stratificato e vertiginoso, avvolto da atmosfere liturgiche, trame urticanti jazz noise e tensioni barocche di estrazione kingcrimsoniana.

Red Kite

Apophenian Bliss

RareNoise Records

jazz, avantgarde rock, doom, drone metal, art rock, progressive, psichedelia, fusion, ambient

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RedKite_ApophenianBliss_recensioneA distanza di due anni dalla pubblicazione del disco d’esordio omonimo, la band jazz prog norvegese Red Kite manda alle stampe il suo sophomore album intitolato Apophenian Bliss, edito per l’etichetta RareNoise Records e anticipato dall’uscita del singolo Astrology (The One True Science).

Il quartetto scandinavo Red Kite (Even Helte Hermansen alla chitarra, Trond Frønes al basso, Bernt André Moen al piano Rhodes e Torstein Lofthus alla batteria e percussioni), dopo aver annullato il precedente tour a causa della pandemia e nonostante le difficoltà logistiche delle collaborazioni a distanza, è riuscito ad alimentare e dare continuità al proprio percorso creativo, mettendo insieme sette tracce completamente strumentali, tra cui la cover di Morrasol, brano del sassofonista e compositore Gisle Johansen, e la bonus track Feet Don’t Fail Me.

Mostrandosi in tutto il loro piumaggio psichedelico, con quel look da gruppo stoner e spingendosi nelle profondità malinconiche e suggestive del proprio universo emozionale, i Red Kite affondano i loro artigli nel rock d’avanguardia degli anni ’70, fluttuando tra le dune fredde, oscure e fangose del doom metal e le trame urticanti del jazz noise, rievocando certe tensioni sinfoniche, polifoniche e barocche di estrazione kingcrimsoniana.

Apophenian Bliss prende forma all’interno di un ventre ritmico stratificato e vertiginoso, quando mitigato dal tocco intimo, vellutato, diamantato e space vintage del piano Fender Rhodes, quando incendiato da pirotecnici solismi chitarristici, dove ogni elemento viene avvolto da interludi sinistri e da atmosfere solfuree, liturgiche e solenni, ma senza rinunciare a spiragli di quiete catartica e squarci di luminescenza melodica.

 

Contaminazioni sonore che convergono nella relazione simbiotica degli opposti, luce e buio, cielo e terra, e nel concept tematico, quantomai attuale, dell’apofenia (termine coniato negli anni ’50 dal neurologo tedesco Klaus Conrad per descrivere una “immotivata visione di connessi”): ovvero, la beatificazione dell’ignoranza.

La prospettiva dei Red Kite si proietta nelle curve anamorfiche e distopiche della società moderna, la quale, sempre più in balìa di disinformazione, comunicazione fallace, bias cognitivi e teorie complottiste, ha smarrito progressivamente punti di riferimento, certezze e razionalità nei confronti del caos emotivo e mediatico che ruota intorno al fardello dell’irrequietezza della cultura digitale.

La natura umana, trascinandosi tra simbolismi esoterici e distorsioni cognitive, ha manifestato di continuo il bisogno di comprendere ciò che ci circonda dandogli sempre un significato: da un lato, esplorando le situazioni complesse con lo scopo di trovare una soluzione riconducibile a uno schema già conosciuto, dall’altro, invece, affidandosi al surrealismo psicologico di una non scienza quale è l’astrologia, inseguendo percezioni casuali e cercando risposte surrogate nel linguaggio del cosmo.

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