Addict Ameba: recensione di Caosmosi

Muoversi seguendo il proprio ritmo: è questo il tema trainante di Caosmosi, il nuovo album del collettivo milanese Addict Ameba, che spazia tra effervescenza afro-jazz e malinconia sudamericana.

Addict Ameba

Caosmosi

(La Tempesta e Black Sweat Records)

afrobeat, etno jazz, electro-cumbia, psichedelia funk, caraibica, world music

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“Il caos è solo ordine che attende di essere decifrato (José Saramago).

Sull’asse Milano-Tunisi, passando per le effervescenti acrobazie dell’afro-jazz etiope e la malinconica saudade sudamericana, il collettivo milanese Addict Ameba – una famiglia allargata che oggi comprende ben undici musicisti – torna in scena a distanza di quattro anni dall’esordio di Panamor con il nuovo album intitolato Caosmosi, edito per La Tempesta e Black Sweat Records ed ispirato dall’omonimo saggio del filosofo Félix Guattari.

Con l’intento di creare mescolanze tra nevrosi urbane del mondo occidentale e istinti primordiali di lontane terre esotiche, come un’antenna perennemente in cerca di nuovi segnali per sentire il mondo, gli Addict Ameba continuano ad alimentare quel desiderio di conoscenza che spinge a guardare oltre la cortina dei propri limiti, attraverso la condivisione di un cosmo musicale dal carattere travolgente e ipnotico, fatto di contaminazioni e coscienza sociale.

Dal dancefloor multietnico e polifonico del quartiere Casoretto, riuniti attorno all’anima vibrante del chitarrista e compositore Lorenz (già in Al Doum and the Faryds), gli Addict Ameba arricchiscono le traiettorie creative del proprio spartito orchestrale, grazie anche al contributo di ospiti come Joshua Idehen dei Sons Of Kemet e The Comet Is Coming (Look At Us) e Rabii Brahim dei Milano Mediterranea e Armonika, dando voce al tema della migrazione e al sentimento di chi è costretto a lasciare la propria terra (Ya Bled).

Con l’incedere dionisiaco e allucinato dell’afrobeat felakutiano, Caosmosi prende forma tra i solchi di una frenetica esplorazione multisensoriale, nella trasmissione osmotica tra la spiritualità roots-folk dei Kokoroko e la world music dei Talking Heads di Remain In Light, passando per le frizzanti atmosfere mediterranee dei Nu Genea (Love Lava), per poi liberarsi alla volta di sponde caraibiche, facendosi contagiare da inebrianti ritmi di cumbia e fiati mariachi (Copelandia).

Quello degli Addict Ameba è, dunque, un crogiolo di espressioni – umane e artistiche – volte a rimettere in discussione i confini preconfezionati, quand’anche asintomatici, dell’omologazione, con l’idea di assecondare la cosa più importante, ovvero muoversi seguendo il proprio ritmo.

 

facebook/addictameba

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