Vanish: The Insanity Abstract

Terzo full-lenght per la band tedesca dei Vanish, che con The Insanity Abstract propongono un prog-metal impetuoso e d’atmosfera

Vanish

The Insanity Abstract

(Fastball Music)

progressive metal

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recensione-vanish-insanity-abstractDopo la pubblicazione di Come to Wither di tre anni fa, i tedeschi Vanish pubblicano il nuovo album The Insanity Abstract, disco composto da 12 pezzi prog-metal pubblicati con l’etichetta Fastball, che la band teutonica riempie con la potenza dei riff metal e le atmosfere ariose e drammatiche power.

I Vanish sono una formazione che da molti anni calca diversi palchi aprendo per storiche band del panorama come Queensryche, Michael Shenker, Axxis, Bonfire. Attivi dal 2001, hanno alle spalle alcuni Ep e tre dischi. Le canzoni hanno un carattere potente e melodico, con strofe nervose e ritornelli sfavillanti ed emozionanti. I brani sono molto compatti ma non mancano aperture a giochi strumentali come in Frame By Frame.

Molto ruota attorno alla voce di Bastian Rose, che suona le tastiere, e i due chitarristi Philipp Schönle e Tommy Rösch sbriciolano il muro del suono ricamando assoli progressive come nella migliore della tradizione metal. Il disco scivola tra tumultuosi brani energici, partendo dal singolo The Pale King, e drammatici momenti d’atmosfera come Lilith Cries, divisi da un trittico di brani che compongono la suite di Slipstream, separati nella tracklist.

I dieci minuti finali di When The Mind Bursts offrono il meglio della band, con un susseguirsi di cambi di tempo, aperture orchestrali, riff sognanti e una coda suggestiva del piano, concludendosi con una macchina da scrivere in sottofondo che mette la parola fine a questo viaggio interiore. Il livello del suono è ottimo, nulla da eccepire, forse anche troppo moderno e la componente ritmica massacra le orecchie quanto basta.

Senza dubbio fanno il loro mestiere, seppur l’intento sia quello di trascinare l’ascoltatore in momenti di veemenza emotiva, manca lo sprazzo per renderli sublimi e indimenticabili. Ci vorrebbe un po’ di inventiva, ed è brutto ammettere che alla fine ci si trovi di fronte ad un “disco statico” quando si va ad ascoltare un lavoro fatto di saliscendi emozionali che a volte mi piacerebbe trovare in qualche disco pop.

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Luca Paisiello
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