Ministri: Per un Passato Migliore

Le tredici tracce di Per un Passato Migliore riportano i Ministri più al rock degli esordi che alle ultime esperienze elettropop, realizzando il miglior album della loro produzione

Ministri

Per un Passato Migliore

(Cd, Godzillamarket)

alternative rock

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Nella recensione del precedente lavoro del trio milanese mi ero augurato di non assistere ad un declino artistico nel percorrere sonorità più ordinarie, destino che questa band non merita affatto. Felice di essere stato accontentato perché Per Un Passato Migliore, il quarto disco dei Ministri, non torna al punkettone iroso degli esordi e non ricorre all’elettronica mescolata con il rock del penultimo Fuori.

La gravosa aggressività di Mammut ci introduce a un roccioso benvenuto sonoro che ci rassicura sul cammino artistico della band, un occhio alle melodie ma senza perdere di vista la chitarra bellicosa di Federico Dragogna e la batteria veemente di Michele Esposito che spaccano alla grande. Il rock armonico, squillante e vibrante dell’intensa Comunque sottolinea ancora questa direzione, cantando di vite sbattute a seguire logiche sul comprare casa, mettere su famiglia e tenersi stretto un lavoro, e con Le Nostre Condizioni direi che il trio di brani scelti per l’apertura ci catapulta su buone sensazioni.

Sembra che i Ministri abbiano imboccato bene il tiro a questo giro, e si passa ad una delle canzoni più quiete, detto tra virgolette, una bella ballata che fotografa casi umani disperati nell’Italia della crisi in La Pista Anarchica. Seguono canzoni dai versi introspettivi, ben ritmate grazie all’ottima produzione di Tommaso Colliva, un signore che ha lavorato per Afterhours, Muse, Calibro 65, Dente, Mariposa, Marta sui Tubi. Si va sul sicuro.

Salvo la chitarra acustica in Se Si Prendono Te su un tappeto di atmosfere sognanti, il tiro dei brani è elevato, la caratteristica voce di Davide Autelitano è diventata meno sgraziata e più intonata, anche se la si preferiva ruvida e gracchiante come nei primi dischi, ma a lungo andare si sarebbe rovinato le corde vocali. Le storie raccontate fanno parte di questa generazione sconfortata dal futuro, dalla politica italiana, da istituzioni assenti e figure prepotenti, ma in questo disco si punta a ricordare che nessuno ci costringe a rimanere in un posto che non ci sta più bene.

La rabbia e la disillusione che predominano in questo lavoro sono circondate anche da liriche romantiche e incantate perché ci stanno anche le cose belle della vita in tutto questo delirio sociale. Se in Spingere la chitarra scuote il brano in un inno alla vita e all’amore, in Palude l’armonia acustica è delicata e chiude il disco in un finale in crescendo con una invettiva sonica della chitarra elettrica.

I Ministri fanno rock, lo fanno con rabbia, rappresentano molto bene l’ansia che si sta vivendo attraverso le loro canzoni. Sono ambiziosi e sanno che se continuano su questa strada senza complicarsi la vita con sperimentazioni inadeguate potranno ottenere grandi risultati.

Sito web: www.iministri.com

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Luca Paisiello
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