Michael Formanek: Small Places

Small Places è un disco che alterna momenti viscerali ad altri, la maggior parte in verità, più squisitamente complessi e cerebrali. Lontano dal jazz "d'atmosfera", il quartetto di Michael Formanek è sempre in bilico tra ragione e istinto

Michael Formanek

Small Places

(Cd, ECM)

contemporary jazz

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michael-formanek-small-placesDa un paio d’anni finalmente leader di un suo quartetto, Michael Formanek prova a bissare il successo del suo esordio del 2010 col nuovo Small Places. E ha tutte le carte in regolare per riuscirci.

Siamo alle prese con un jazz americano di stretta matrice contemporanea, ovvero in cui scrittura, improvvisazione, atmosfere a volte cupe, ripetizioni prese in prestito al minimalismo, arrangiamenti in chiave fusion, rispetto per i “padri”: tutto trova – ordinatamente – spazio in Small Places.

A fare da buona compagnia al doppio basso di Formanek  troviamo un gruppo di musicisti tanto strepitosi quanto perfettamente amalgamati: Tim Berne al sax, Craig Taborn al piano e Gerald Cleaver alla batteria.

Small Places è un disco che alterna momenti viscerali ad altri, la maggior parte in verità, più squisitamente complessi e cerebrali. Lontano dal jazz “d’atmosfera”, chiede ed ottiene con facilità un’attenzione esclusiva, che non lascia spazio né al divagare della fantasia, né alla produzione di immagini, bensì costringe l’ascoltatore ad affrontare lo stesso percorso mentale che ha portato alla composizione di queste note, sempre in bilico tra ragione e istinto.

Rising Tensions and Awesome Light è forse il brano dove maggiormente si respira tensione drammatica e dove Formanek lascia maggiormente liberi i “suoi” di dare il loro meglio; Parting Ways il brano più debitore della lezione delle avanguardie di musica contemporanea; ma il quartetto non dimentica che anche il jazz può essere una musica assolutamente sexy e ci regalano la meravigliosa Wobble and Spill.

Formanek è bravissimo a fare in modo che il quarteto conservi la sua natura di somma di quattro voci/anime/strumenti/penne e idee diverse, tirando le fila quando occorre e lasciando spazio alle singole creatività; il risultato è una carezza alla nostra materia grigia, per giocare con le nostre capacità logico-musicali, ma sempre in grado di suscitare emozioni.

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Massimo Garofalo
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Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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