Marilyn Manson
Heaven Upside Down
(Loma Vista)
industrial, rock
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Dopo le deludenti prove live della scorsa estate, Marilyn Manson torna col nuovo Heaven Upside Down.
L’album rivede la collaborazione con Tyler Bates, compositore di colonne sonore e già al lavoro con Rob Zombie; ma soprattutto vede Marylin Manson con le idee particolarmente confuse, a intorpidire le acque di un album che non manca di pezzi di buon livello, annacquati in un calderone di vecchio e nuovo.
Il Reverendo non riesce a smarcarsi del suo ingombrante passato e alla luce dei deludenti risultati di vendite delle sue prove puramente rock, ritira fuori dal cilindro l’armamentario di voci filtrate, di assalti a furor di distorsori, ma anche di feroci prese per i fondelli (Revelation 12).
La parte più confusionaria di Heaven Upside Down è la prima metà del disco, in cui vengono (ri)presi vari elementi dagli album di maggior successo di Marylin Manson.
Nella seconda metà dell’album, invece, il livello delle composizioni si alza così come si fanno più moderati i toni in generale, andando a pescare influenze post-punk e proto-punk, con addirittura tentazioni trap.
Insomma, l’ennesimo album interlocutorio di Marylin Manson, con la prevedibile tirata anti-Trump, riferimenti religiosi, alcuni buoni pezzi, alcune porcherie, nessun singolo memorabile e con la rivelata paura di abbandonare definitivamente il sound della prima ora a vantaggio di qualcosa di più maturo.
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