Gattamolesta: Vecchio Mondo

“Tre aggettivi per i Gattamolesta? Energici, travolgenti e irriverenti. Tre aggettivi per Vecchio Mondo? Contaminato, contaminante e entusiasmante.” Queste le parole di Andrea Gatta, cantante e chitarrista dei Gatta Molesta

Gattamolesta

Vecchio Mondo

(Cd, Felmay Records Italia)

folk, punk, rock, canzone d’autore, patchanka

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Gattamolesta- Vecchio MondoVecchio Mondo  è il titolo dell’album in cui i Gattamolesta fondono i più disparati generi musicali dando vita ad una patchanka della durata di 47 intensi e frizzanti minuti.

I 12 brani si alternano proponendo chitarre tex-mex, trombe, cori e marce mariachi, lirismo morroconiano, folk, musica gipsy. E’ un connubio di sonorità e tradizioni musicali, che conferiscono al disco un carattere cosmopolita.

La melodia trascinante di Cinghiale matto, folk/punk dai suoni gitani, crea il giusto incipit di questo viaggio intercontinentale: dopo pochi ascolti ti rimangono trapiantate in testa parole e ritmo e proprio non riesci a stare immobile.

Il disco, oltre a far scatenare chi ascolta, da adito anche a riflessioni: infatti, di continuo, Andrea Gatta e i suoi compagni scovano un modo accattivante e ironico per affrontare vari temi, come l’amicizia, l’amore, la morte, l’insipidità sociale.

Riferimenti autobiografici li troviamo invece nella seconda track intitolata Il Figlio del Pueblo, la canzone alla quale il frontman è più legato: le parole riportano un aneddoto imbarazzante della vita di Andrea, vittima di una sbronza micidiale e dei postumi di quest’ultima. Tra fiati e ottoni di provenienza balcanica, si distinguono le sonorità di gruppi musicali contemporanei (Calexico e Manu Chao tanto per citarne qualcuno).

Altri pezzi che ho trovato particolarmente emblematici ed interessanti sono Vecchio Mondo e Otto Orangutan. Entrambi forte critica sociale, mentre il primo tesse trombe e fiati con sonorità folk/punk e (perché no?) rock vivace, il secondo richiama le prime canzoni d’autore dell’osannato De André; tratto da un celebre racconto di Edgar Allan Poe, i Gattamolesta hanno riproposto in modo brillante e allegro la storia narrata, privandola della sua originale oscurità.

La visione del mondo che la band vincitrice del premio MEI Romagna ci propone è profondamente realista, (“Quello che succede attorno a noi, torna a ripetersi ciclicamente. Il Vecchio Mondo evidenzia gli aspetti aspri. Il nostro non è un disco di rivolta, ma è una foto all’attualità.”), ma anche positiva (“Il sole in copertina è speranza, è non arrendersi mai.”).

Prodotto musicale notevole, personale, a tratti malinconico e poetico, ricco di spunti di riflessione. Promosso a pieni voti.

http://www.gattamolesta.it/

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Elisa Servidio
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