Epo: Enea

Quinto album per la band napoletana degli Epo, che ospitano Roy Paci e Rodrigo D’Erasmo, cantando completamente in dialetto.

Epo

Enea

(Soundfly)

pop

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recensione Epo- EneaUn viaggio lungo tre anni quello degli Epo, “partito dalle spiagge leccesi e terminato a Roma”, per dare alla luce il loro quinto disco, Enea. Come il mitico guerriero greco, gli Epo questa volta si rimettono in gioco producendo un disco cantato tutto in napoletano. Tale scelta è dettata dall’amore per la loro città, per le persone che ci vivono e per quella sensualità che la melodia napoletana trasmette grazie al modo particolare in cui le canzoni vengono cantate tramite una voce che diventa strumento.

11 brani che uniscono la canzone pop neomelodica alle atmosfere post-rock: loro definiscono Enea un incontro tra Sigur Ros e il Maestro De Simone (celebre regista e musicologo teatrale). Sullo sfondo elettronico dei brani di questo disco è quindi presente una Napoli viscerale, drammatica e sdolcinata, con canzoni soffici come Luntano, Auciello, Malammore e Damme ‘na Voce, mentre a tratti scoviamo brani A Primma Vota con quel soft rock dal sapore degli anni 80 o realizzati con sonorità moderne come quelle di Sirene.

Il brano più accattivante è Appriesso ‘e Stelle, con tastiere e chitarre che ricamano il tappeto su cui si adagia una canzone ritmata e lineare. Il percorso di Enea ha fatto emergere nella band la possibilità di capire quanto sia importante spogliarsi dell’individualismo e mettersi a disposizione della canzone, reinventandosi come musicisti.

Nel precedente Ogni Cosa è Al Suo Posto gli Epo avevano ospitato Marina Rei e Giovanni Truppi, in Enea è la volta del famoso trombettista Roy Paci e di Rodrigo D’Erasmo, violinista degli Afterhours in Nun Ce Guardammo Arrete. 45 minuti di manovalanza che i fan degli Epo potranno apprezzare, se perdoneranno il dialetto che impera sull’intero album.

 

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Luca Paisiello
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