Criminal Jokers: Bestie

Bestie è il secondo album, questa volta in italiano, dei pisani Criminal Jokers: dieci canzoni lineari, energiche e dirette. Saranno loro gli eredi dei Zen Circus?

Criminal Jokers

Bestie

(Cd, 42 Records, 2012)

indie rock

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CRIMINAL-JOKERS-BESTIEI Criminal Jokers sono quattro giovani pisani (area di Volterra, più precisamente) di origine buskers che, dopo una gavetta in lingua inglese, passano all’italiano in questo nuovo lavoro, intitolato semplicemente Bestie. Una scelta, quella di cantare nella nostra lingua, per accomunare le parole con la sperimentazione sonora.

Dalle melodie new wave di This Was Supposed To Be The Future, il loro disco di esordio prodotto da Andrea Appino dei Zen Circus, siamo passati a dieci canzoni in parata, una marcetta allegorica del nostro oggi cinico, suonato meno amaramente di quanto ci si possa aspettare, con chiaroscuri distesi nel diafano turbamento dei giovani musicisti dei nostri tempi.

La canzone che dà il titolo a questo album, Bestie, è una filastrocca scandita dalla batteria del vocalist Francesco Motta, deux ex machina della band. Fango viene aperta da una chitarra acustica in stile Livin’ on the Edge degli Aerosmith. Il piano diventa un’alternativa alle percussioni su cui suonare Quando Arriva La Bomba. Da questo trittico iniziale comprendiamo la direzione del disco: melodie lineari, arrangiamenti riempitivi, coretti di sostegno, testi che adornano la forma canzone in ritmiche incisive da battimani.

Da Solo Non Basti è guidata da una chitarra vintage con venature noise, un bel pezzo elettrizzante da presentare agli amici. Cambio La Faccia ha un’acustica e sottofondi che riportano a Oppio degli Afterhours. Il basso pompa copioso in una Lendra piuttosto seventies. Pop e new wave si mescolano in Tacchi Alti, le canzoni filano via piuttosto ipnotiche e ci ritroviamo ben presto con la ninna nanna conclusiva Occhi Bianchi e la finale Nel Centro Del Mondo che conclude liricamente questo loro secondo album, dove la voce nasale di Motta si accartoccia sulle armonie tintinnanti e ariose del pezzo.

E’ ingiusto dire che i Criminal Jokers raccolgono l’eredità di band come Zen Circus e Tre Allegri Ragazzi Morti, dato che questi che ho citato sono ancora nel fior fiore della creatività musicale e ancora hanno molto da dare. Certamente ne seguono un filone e sono convinto che, vista la loro giovane età, potranno sorprenderci notevolmente se riusciranno a compiere un passo più evoluto.

A livello compositivo è un disco senza fronzoli, con parti in lieve crescendo e suoni nitidi, tutto ben registrato. Un disco con buone tracce energiche, bei ritmi, quel che lascia incerti è il lavoro sui testi che crediamo possa elevare i quattro pisani a una band di rilievo nazionale, se si concentreranno con maggiore attenzione su questo aspetto. Se poi riusciranno a sviluppare melodie maggiormente dinamiche e qualche bel solo da far venire i brividi, penso che i Criminal Jokers potranno essere uno dei prossimi gruppi di culto del nostro Paese. C’è però ancora tanta strada da fare.


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Luca Paisiello
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