Orchestral Manoeuvres In The Dark (OMD)
Bauhaus Staircase
(White Noise)
synth-pop, elettronica
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Ma che bella sorpresa ritrovare gli Orchestral Manouvres In The Dark (aka OMD), soprattutto trovarli a sei anni dalla loro ultima fatica discografica (ancora) in grandissima forma, lontani anni luce da qualsiasi forma di autocelebrazione.
Ebbene sì, anche questo Bauhaus Staircase è nato durante i vari lockdown, periodo in cui i nostri hanno pensato bene di rendere omaggio alla Bauhaus, il movimento artistico di protesta per eccellenza.
45 ani dopo il loro esordio e con 40 milioni di dischi venduti, Andy McCluskey e Paul Humpreys continuano a stare alla larga dai vari festival-nostalgia (alcuni addirittura si svolgono sulle navi da crociera, animati da band che hanno gettato la spugna come The Human League o Heaven 17), soprattutto continuano ad esplorare quella terra di confine delimitata da Kraftwerk (l’intro di When We Started ricorda da vicinissimo Europe Endless), Jean Michelle Jarre, Karl Stockhausen e il kraut-rock, senza dimenticare di condire tutto con abbondanti dosi di romanticismo.
No, in quest’album non ci sono le nuove Enola Gay e Souvenir, ci sono solo una manciata di canzoni politicamente orientate, zeppe di synth ronzanti, di pattern percussivi elettronici e tanto, tanto pop.
Veruschka è pura passione per il cinema tedesco, Don’t Go probabilmente è, sin dal titolo, un omaggio agli Yazoo, così come Slow Train lo è verso Alison Goldfrapp. Ma ridurre quest’album a un catalogo di omaggi/influenze sarebbe ingiusto, dato che Bauhaus Staircase è soprattutto un disco degli OMD e la loro squisita capacità di manipolare e accarezzare il pop.
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