Lazzaretto: recensione di Sacramento (EP)

Quello dei Lazzaretto è un primo volume sostenuto da ritmiche rallentate, riflessive, ovattate, distorte e disincantate di rimando synth-wave, retro-wave e sad-wave.

Lazzaretto

Sacramento (EP)

(Dischi Uappissimi/Artist First)

alt-rock, slow-core, ambient, folk acustico, synth-wave, retro-wave

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recensione-lazzarettoSacramento è l’EP d’esordio del trio barese Lazzaretto in uscita per l’etichetta pugliese Dischi Uappissimi, con distribuzione Artist First ed anticipato dal singolo Geremia 1111.

Il progetto discografico Lazzaretto, che vede coinvolti membri di Ecole du Ciel, Leland Did It e Casematte (Cosimo Savino, Vittorio Di Lorenzo e Angelo Rosato Fanelli), all’interno del suo labirinto strumentale cullante, onirico e ipnotico, accarezza un immaginario visuale sospeso nel tempo ed intriso di riverberi e trance spirituale.

Circondate da luoghi enigmatici e da processioni religiose, che si manifestano in tutto il loro significato misticheggiante attraverso certe luci crepuscolari che illuminano i misteriosi vicoli dei paesini di provincia, le quattro tappe di Sacramento si contraggono e si dilatano in un corpo sonoro che va oltre il concetto fisico di materia, cospargendosi di poesia, sacralità e segreti palindromi, e facendo da ponte tra sogno e realtà, tra il visibile e l’invisibile, tra la magia rassicurante del Mar Adriatico e le onde inquiete e frastagliate del Mare del Nord.

Un’esperienza d’ascolto emotivamente toccante, che si diffonde e nebulizza tra atmosfere slowtempo futuriste, rarefatte, minimaliste, impalpabili, inafferrabili e vaporee, le quali si intersecano con la sensibilità taumaturgica, malinconica e nostalgica di reminescenze synth-wave, retro-wave e sad-wave. Il tutto abilmente miscelato per dare vita a un sound denso, magnetico e avvolgente.

Musiche sigurrossiane e specchi dell’anima carichi di riflessi elettronici ed elettroacustici confluiscono dentro fotogrammi, emozioni e sensazioni contrastanti, volutamente non messi a fuoco e nell’illusione di mondi sovrapposti, dove tutto viene accompagnato e smussato da un’impronta vocale litanica, sfuggente e sussurrata ed enfatizzato dal cantato in lingua francese.

Quello dei Lazzaretto è un primo volume sostenuto da ritmiche rallentate, riflessive, ovattate, distorte e disincantate; un flusso sacramentale che, in equilibrio tra stratificazioni melodiche dal taglio antico e tessiture epidermiche dissonanti, trova la sua espressione di catarsi narrativa nel disincantato ricordo di quei vecchi filmini amatoriali che, come vecchie casseforti, custodiscono l’identità, i pochi momenti di felicità e le tante cicatrici di quel remoto, illusorio e evanescente spazio temporale della memoria, nel tentativo di proiettarne le suggestioni nella contemporaneità.

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