Lacrimas Profundere: Songs for the last view

Dopo 13 anni di attività i Lacrimas Profundere cambiano formazione e sfornano un album ben curato, ma poco originale

Lacrimas Profundere

Songs for the last view

(Cd, Napalm Records, 2008)

gothic metal

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Se è vero che l’emo rock è passato da fenomeno di nicchia a imprescindibile dettame per la moda dei giovinetti moderni(guardare le pettinature dei diciottenni per credere), è altrettanto palese che le sue declinazioni più “heavy” stanno traendo grande giovamento da questa ondata di moderna spleen beaudelairiana.

E così il gothic e il dark metal ringraziano e si godono questo momento di nuovo splendore. Con gli HIM alla testa del gruppo, vecchie e nuove formazioni di nero vestite si lanciano alla conquista dei cupi cuoricini in attesa di un’adeguata colonna sonora per le loro malinconiche riflessioni.

Un’occasione da non perdere per i Lacrimas Profundere, gruppo tedesco non certo di primo pelo, con 10 album all’attivo e un passato che va dal Doom al Neo Classic Metal.

Fondata nel 1993 dal vocalist Christopher Schmidt, la band era inizialmente caratterizzata da due voci, una maschile e una femminile. Dopo oltre 13 anni di carriera e varie sperimentazioni (tra cui l’inserimento di un’arpista nella line-up), Schmidt decide di lasciare la band e il suo posto viene preso dal più giovane Rob Vitacca.

Songs For The Last View è il primo lavoro di questa nuova formazione e ciò che salta subito all’orecchio è l’addolcimento generale dei toni, difficilmente non riconducibile all’intenzione di cavalcare il movimento “rock and sad” dei nostri tempi.

L’album alterna brani più movimentati (We shouldn’t be here) a semi-ballad struggenti e un po’ artificiali (And God is Oean), portando a un risultato finale assolutamente orecchiabile, ma molto commerciale. Unico tratto distintivo è il “vocione” di Vitacca, mentre le sonorità sono davvero molto simili a quelle di gruppi come HIM o The Rasmus.

Nel complesso un lavoro curato e ben fatto, ma da un gruppo che ha suonato con Paradise Lost e Apocalyptica ci aspettavamo qualcosa di più originale.

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Valerio Frontini
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