Kreator: Hordes of Chaos

Bentornati Kreator! I parrucchieri facciano festa, perché Hordes of Chaos è un album che spettina.

Kreator

Ordes of Chaos

(Cd, Steamhammer, 2009)

thrash metal

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kreatorSogno o son desto? Cos’è questa “botta” alle orecchie? Al giorno d’oggi non se ne trova mica tanta di musica così … sono tempi duri: c’è la crisi, ci sono i Sonohra in televisione. E’ un cazzo di casino, come si suol dire.

Pensate al metal. Il metal dovrebbe darti una “botta” praticamente per definizione. E invece? Riescono a essere banali anche gruppi grind, brutal e compagnia bella. A volte sono solo urla e la speranza che il bordello nasconda la monotonia dei riff e l’anti-dinamismo di certi groove che sembrano il rumore di fondo di uno sfasciacarrozze.

Sull’onda di queste considerazioni, devo ammettere che quando ho acceso lo stereo per sezionare questo nuovo lavoro dei Kreator, sono partito prevenuto: troppe recenti delusioni per sperare in qualcosa che mi ricordasse un manrovescio.

E invece…mioddio! Esaurita anche l’ultima delle dieci tracce che compongono l’album, mi sono dovuto auto-infliggere una penitenza esemplare per la mia malafede.

Ecco dov’era finita quella “botta” di cui tanto si parla! Ecco che rumore faceva! Ecco un cantante che ti fa venire il fiatone solo ad ascoltarlo!

Non serve nemmeno descrivere le tracce una per volta: sceglietene una a caso e difficilmente resterete delusi (se proprio siete sfigati pescherete una delle due che forse non mi hanno convinto appieno, ma non vi dico quali sono, così è più divertente).

Un brano su tutti, però, va citato: Amok Run. Posizionato al numero quattro della tracklist, sembra inizialmente essere una ballad poco riuscita in un album che viaggia come un treno. Dal cinquantesimo secondo in poi, invece, la voce di Mille Petrozza comincia a tirare una volata che porta ad aumentare la velocità fino a diventare una fottuta scossa elettrica quando, al minuto 1.43, sfocia in un ritornello che è una vera martellata nello stomaco. E non è finita: da questo punto in poi la dinamica riprende a salire e scendere come sulle montagne russe. Era ora, CAZZO!! Scusate, ma quando ci vuole, ci vuole.

E la volete sapere un’altra cosa che sicuramente non dispiacerà ai poliglotti? I testi, come ormai ci hanno abituato i Kreator, non parlano di sbudellamenti, sangue, morte ecc. (che per un po’ va bene…però alla lunga diventa solo una sfida a chi si inventa la strofa più truce), ma offrono il punto di vista della band su argomenti internazionali di attualità (!!).

E che volete di più? Che si infilino una scopa in culo e vi ramazzino la stanza (scusate la citazione)?

Bentornata “botta”, bentornati Kreator.

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