La Jacquerie: recensione de Il Mare

Attraverso una distesa sconfinata di ritmiche e sonorità malinconiche ed energiche, i La Jacquerie si gettano nel mare fluido e denso della neo-psichedelia sviscerando contenuti che inneggiano all'indipendenza.

La Jacquerie

Il Mare

(R)esisto Distribuzione

desert blues, folk, rock d’autore, psych, afro-beat, post-rock

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La Jacquerie Il Mare recensioneJacquerie è il nome che, nella Francia medievale, veniva attribuito al tentativo di insurrezione anarchica da parte della casta più disagiata del proletariato nei confronti della tirannia della classe nobiliare.

Da questo atavico sentimento di agitazione e malcontento popolare nasce il progetto artistico La Jacquerie, collettivo perugino formatosi nel 2016 e trainato inizialmente dalla scrittura di Simone Piccini e la musica di Antonio Piccinni, ai quali, successivamente, si sono aggiunti il basso e i testi di Cristiano Lattanzi e i tamburi di Michele De Musso.

A distanza di quattro anni dalla sua genesi, il progetto del quartetto umbro prende finalmente forma e sostanza con la pubblicazione dell’EP d’esordio Il Mare, edito il 20 novembre per (R)esisto Distribuzione ed anticipato dall’uscita del singolo Non Si Vola.

I cinque brani che compongono questa prima pietra discografica dei La Jacquerie ricamano suggestive contaminazioni fusion: si va dall’intenso percussionismo sciamanico afro-beat alle distorsioni circolari e angolari del desert blues misto math rock, dalle linee elettroacustiche del folk cantautorale alle cicatrici corrosive del post-rock, mantenendo comunque un fil rouge strumentale connesso ad una certa musica d’autore “fuori dal coro” e strettamente legata alla cultura della nostra canzone nazionalpopolare, ascrivibile alle atmosfere introspettive deandreiane e baustelliane ed incentrata su un cantato recitativo spoken word riconducibile al caratteristico timbro profondo e baritonale di realtà affermate come Zen Circus e Teatro Degli Orrori.

Attraverso una distesa sconfinata di ritmiche e sonorità malinconiche ed energiche, i La Jacquerie si gettano nel mare fluido e denso della neo-psichedelia sviscerando contenuti che inneggiano all’indipendenza e che traggono ispirazione dal dramma di coloro destinati dalla storia ad essere sempre diseredati e sottomessi.

Il Mare racconta storie di legittima e disordinata ribellione da qualsiasi schiavitù e dal male di vivere contemporaneo, alimentando, seppur con solitaria disillusione, quell’orizzonte utopico di rivalsa esistenziale che si focalizza nell’immagine di una pianta d’ulivo, metafora biblica di salvezza e prosperità.

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