Il Disordine delle Cose
Il Disordine delle Cose
(Cd, Artevox / Venus / Tamburi Usati)
pop d’autore
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Un disco importante, molto. Gli esordienti Il Disordine delle Cose – sotto l’ala protettrice dei Perturbazione – hanno raccolto attorno a loro buona parte dell’indie italiano. Musicisti di La Crus, Marta Sui Tubi, Bluebeaters, Fratelli di Soledad, Syria, Benvegnù e altri ancora concorrono un quest’oretta di ottime canzoni dal sapore agrodolce.
La qualità della scrittura musicale è alta, molto alta. Quella dei testi spesso molto buona, a volte poco incisiva (L’Idiota, che rimanda a Berlusconi).
Ma c’è subito da dire che di disordinato nel Il Disordine delle Cose c’è ben poco. Tutto è al suo posto, aiutato da un mixing praticamente perfetto; di rumore … manco a parlarne; di atmosfere e sound adatti alla modulazione di frequenza, invece, il disco è pieno.
Neanche di sperimentazione c’è traccia, nonostante lo spiegamento di forze (ospiti) in atto. Le canzoni, invece, si sviluppano in un modo abbastanza convenzionale.
Il disco invece di cercare sorprese ad effetto punta tutto sulle melodie: tutte ricercate, ben scritte e ben arrangiate. Le canzoni prima di tutto, quindi. Nel rispetto della concezione di “canzone melodica” italiana, più che della sua visione indie tricolore, che trova solo traccia nell’ultima traccia, Non Sono Io, Sono gli Altri, che potrebbe ricordare gli A Toys Orchestra e la loro coralità.
In sostanza, senza mai davvero graffiare (né con le liriche né con i suoni), l’esordio de Il Disordine delle Cose è un disco prezioso, che riconcilia con la forma canzone e che fan ben sperare chi (ancora) crede che il pop non deve per forza essere frivolo e la canzone d’autore per forza noiosa.
P.S.: un plauso anche al raffinato packaging dell’album.
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