Codeine: recensione di Dessau

Meglio tardi che mai? Dessau è l'album perduto dei maestri dello slowcore, i Codeine.

Codeine

Dessau

(Numero Group)

slowcore

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In un momento storico così particolare, in cui il mercato pullula in abbondanza di deluxe, edizioni speciali, dischi pieni di inediti (che, molto spesso, sono un paio di canzoni vecchie risuonate in dieci versioni diverse), le case discografiche stanno cercando di raschiare il fondo del barile. Perché se è vero che ci sono tante nuove proposte, è altrettanto innegabile che all’appassionato piace sempre la roba datata, magari riconfezionata con succose bonus tracks e qualche concerto dell’epoca a rimpinguare un’offerta che non è mai in calo.

Ci sono, poi, anche le etichette che sfidano il tempo e gli impedimenti della storia, andando a ripescare, con l’ausilio dei diretti interessati, i così detti dischi perduti, ovvero quei lavori che erano pronti per essere pubblicati, ma che, per un motivo o per un altro, vennero bloccati sul più bello senza, di conseguenza, mai vedere la luce. Per i più speranzosi che sapevano da anni di dischi realizzati, ma mai usciti delle proprie band preferite, arrivava la rete in soccorso, pubblicando versioni di brani mai ascoltati che, altrimenti, sarebbero rimasti chiusi nel cassetto.

Ora anche per i Codeine, trio statunitense attivo ad inizi anni novanta, vi è la possibilità della riscoperta, grazie all’etichetta Numero Group che fa uscire Dessau, registrato nel 1992 dopo il successo di Frigid Star, ma poi accantonato dalla band per motivi imprecisati.

Nel caso di specie vedono la luce ben otto canzoni, di cui alcune, comunque, rielaborate per il successivo The White Birch, che ricalcano quella che è la storia del gruppo, alfiere dello slowcore, così come i mitici Slint.

I pezzi sono tutti lenti, ipnotici, decadenti e poco inclini a squarci melodici. Insomma quello che ci si ritrova tra le mani è un lavoro che i fans si sarebbero aspettato all’epoca, ma che trova sfogo solo ora quando siamo sul tramonto del 2022.

Come si dice in questi casi, meglio tardi che mai, anche se sinceramente siamo lontani da poter dire che si tratta di una (ri)scoperta di una perla clamorosa.

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Francesco Brunale
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