Anna Soares: recensione di Sacred Erotic

Nel suo debut album Sacred Erotic, Anna Soares plasma un nuovo genere sonoro in grado di coniugare immaginario erotico BDSM, gothic wave di memoria Dead Can Dance, tribalismo carnale e la profondità dei bassi di certa elettronica trip-hop di rimando Portishead.

Anna Soares

Sacred Erotic

(Lost Generation Records)

BDSM, gothic wave, elettronica trip-hop

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Anna SoaresDopo due anni di collaborazioni con artisti dislocati in varie parti del mondo, esperienze live nei club e sperimentazioni di songwriting, la cantautrice, producer e videomaker campana Anna Soares pubblica il suo album d’esordio intitolato Sacred Erotic, edito per Lost Generation Records.

Rivendicando la sacralità dell’universo erotico, come percorso liturgico di devozione fisica e sensoriale, Anna Soares riesce a configurare un nuovo e conturbante genere sonoro, in grado di coniugare immaginario erotico BDSM, gothic wave di memoria Dead Can Dance, tribalismo carnale, psichedelia cerebrale, intensità industrial e la profondità dei bassi di certa elettronica trip-hop di chiaro rimando Portishead.

Le pratiche BDSM (fusione di tre diversi acronimi: Bondage e Disciplina, Dominazione e Sottomissione, Sadismo e Masochismo) negli ultimi anni sono state al centro di un grande interesse mediatico legato alla saga di Cinquanta Sfumature di Grigio. Ma, al netto di comportamenti aderenti alle parafilie e alla stimolazione di connessioni erogene, che non sempre coincidono con l’orgasmo, quante persone possono dire di aver realmente testato queste atipiche e inusuali esperienze nella propria sfera intima?

Le nove tracce di Sacred Erotic, cantate in lingua inglese e poggiate su una sensibilità timbrica sussurrata, languida e sensuale, si stringono come corde intorno ai polsi, sollecitando quel linguaggio non verbale e consensuale dell’inconscio, immerso in un oceano di sensazioni epidermiche e spirituali in cui convivono lussuria, dominio e sottomissione, fascino della mente, dolore e potere, adrenalina e misteriose affinità chimiche, conservando rigidità ortodossa sia nei confronti di un determinato dress code, sia verso un certo orientamento lineare nel gusto per l’ambiguità e la raffinatezza stilistica, senza mai affrancarsi ad alcuna volgarità etica o volatilità emotiva.

 

Sacred Erotic si presenta come una sorta di psicoterapia musicale dal vibrante impatto onirico e dalla grande forza comunicativa, che va ad esplorare il lato intimo, confessionale e oscuro delle relazioni interpersonali, coinvolgendo giochi perversi e lussuriosi, estetica bondage, cultura boudoir, sapiosessualità, fantasie fetish e kink e, in generale, l’antica arte della seduzione, di certa letteratura francese di metà Novecento, e quella che è l’esplorazione di quei desideri inconfessabili e di quei microcosmi sessuali meno convenzionali, visti ancora come veri e propri tabù.

Un rituale di melodie ipnotiche e intriganti, mescolate ad atmosfere urban a tinte noir, pulsazioni elettriche, chill-out orientaleggiante, beat circolari e ossessivi e ritmiche ansimanti, attraverso le quali Anna Soares sembra quasi voglia lanciare un soffocato grido di liberazione, di rinascita, nell’idea di riappropriarci della nostra corporeità in funzione del desiderio, aspetto che via via stiamo disimparando, inseguendo un modo per evadere dalle dinamiche conformiste e compiacenti della contemporaneità.

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