Ananda Mida: recensione di Reconcilier

A gente come gli Amanda Mida non puoi e non devi chiedere qualcosa che abbia a che fare con il termine facile. Loro sono nati per essere liberi, senza catene e vogliosi di sperimentare, guardandosi sempre indietro più che in avanti.

Ananda Mida

Reconcilier

(Go Down Records)

stoner, psichedelia

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Andiamo subito al dunque, senza perderci in chiacchere o postulazioni filosofiche che tanto piacciono ad alcuni recensori del web. Per ascoltare gli Ananda Mida ci vuole pazienza, tempo e dedizione totale verso il rock, inteso come musica da assimilare a trecentosessanta gradi. Solo così si potrà capire Reconcilier, un disco che sarebbe stato perfetto se fosse uscito negli anni settanta, quando le credenziali descritte poc’anzi erano insite all’interno di ogni appassionato che si rispetti.

Purtroppo, o per fortuna (dipende dai punti di vista), oggi siamo nel 2023 e il mondo è totalmente cambiato, tra internet, social e chi più ne ha e più ne metta. La musica della band italiana è coinvolgente e sembra essere stata scritta, ascoltando gente come Ten Years After, Blue Cheer, Cream e gli immancabili Pink Floyd che stanno bene ovunque.

Le canzoni, lunghissime e intense, si basano su delle vere e proprie jam sessions, con dei soli di chitarra infiniti che, a volte, ricordano quelli del mitico e insuperabile Alvin Lee.

C’è pochissima concessione per il radio oriented, sebbene ogni brano abbia in sé i germi di una melodia che sarebbe stata immediata se solamente i nostri si fossero concentrati maggiormente sul formato standard della canzone.

Però, a gente come gli Amanda Mida (che sembra siano nati nel deserto dell’Arizona), non puoi e non devi chiedere qualcosa che abbia a che fare con il termine facile. Loro sono nati per essere liberi, senza catene e vogliosi di sperimentare, guardandosi sempre indietro più che in avanti.

È vero che qualche volta si odono echi dei Mondo Generator (Lucifer’s Wind), ma la verità più netta è che i giganti del passato risultano essere i loro “DEI” ispiratori.

Ed allora, bando alle ciance: prendetevi due orette di tempo, mettetevi delle cuffie nelle orecchie, isolatevi dal mondo circostante, premete play e lasciatevi trasportare da una cascata di note intense e rockeggianti come non mai. Il problema è trovare tempo e concentrazione, ma se si riesce a farlo, rimarrete semplicemente a bocca aperta. Bravissimi.

 

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Francesco Brunale
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