Afterhours e Teatro degli Orrori & Co. – recensione Torino Traffic Festival 30/08/2013

Giornata obbligatoriamente rock al Torino Traffic Festival con gli Afterhours che presentano il progetto artistico di Hai Paura del Buio insieme al Teatro degli Orrori, Enrico Gabrielli, Daniele Silvestri, Marta sui Tubi e altri artisti

Hai Paura del Buio?

Afterhours, Il Teatro degli Orrori, altri

Torino Traffic festival 2013

live report

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(C) Luca Piasiello per RockShock.it

Dopo la grande avventura del Tora Tora, Manuel Agnelli ha messo in piedi un’altra imponente kermesse musicale che raccoglie intorno alla sua band non solo musicisti pronti ad esibirsi davanti ad un vasto pubblico, ma anche artisti della pittura, letteratura, danza e teatro. In questo venerdì di fine agosto Torino battezza l’evento denominato Hai Paura del Buio?, che si ripeterà il 13 settembre all’Auditorium di Roma e il 30 ottobre all’Alcatraz di Milano.

Nate alla fine dell’800 per revisionare locomotive e vagoni ferroviari, oggi le Officine Grandi Riparazioni sono state trasformate in una cattedrale dell’arte dove si svolgono alcuni appuntamenti culturali torinesi. Davanti all’entrata si viene accolti da una vecchia locomotiva a vapore e un nuovo fiammante Frecciarossa a testimoniare lo sviluppo industriale di quest’area. Ai cancelli un po’ di coda, sono quasi le 18 e il Traffic Festival organizzato tra gli altri da Max Casacci ospita questo grande appuntamento di fine estate, accogliendo il progetto diretto da Manuel Agnelli.

Alla biglietteria c’è Enrico Gabrielli con l’Orchestrina di Molto Agevole (e Rodrigo D’Erasmo mimetizzato col suo violino) che apre le danze con musichette d’Antan. Una breve esibizione di benvenuto che intrattiene un centinaio di primarrivati e poi è lo stesso Gabrielli con la sua simpatia ad invitare tutti ad avviarsi verso i diversi spazi di intrattenimento. Mentre mette via gli strumenti mi promette una breve intervista con molta disponibilità non appena si libera, è gentilissimo e cortese, un pezzo di pane. Purtroppo gli Afterhours cominciano subito a suonare allo Spazio Fucine, Enrico è indaffarato e vado a seguire la band milanese sul palco principale.

Nell’impressionante spazio ricavato in questa antica e suggestiva fabbrica ottocentesca, gli Afterhours vestiti di bianco eseguono una mezzoretta del proprio repertorio: Padania, Ci sarà una bella Luce, Spreca una vita, Metamorfosi, Costruire per Distruggere, La Sottile Linea Bianca e chiudono con Bungee Jumping. Pubblico già bello carico, musicisti che non svirgolano, il reporter Daniele Solavaggione che si arrampica per mandare le sue foto a La Stampa. Non ci sono parole, si cambia location per vedere cos’altro c’è in pentola. Nel Giardino Verde Matteo Castellano esegue il suo cabaret cantautorale, mi sposto allo Spazio Carroponte per seguire Paola Turroni nel suo reading, poi un’occhiata alla mostra fotografica che festeggia i 10 anni del Traffic Festival dove si ripercorrono gli eventi musicali più importanti, da Iggy Pop agli stessi Afterhours che suonarono con Patty Smith.

Si susseguono altri artisti in diversi spazi, nei cortili all’aperto la gente chiacchiera, si prende una birra, fa la coda per cenare ai punti di ristoro, si dà un’occhiata alle installazioni di Cristiano Carotti, Isabella Staino, la performer Valentina Chiappini, che ha lavorato con Xabier Iriondo, si sposta da un’area all’altra nei suoi costumi tirandosi dietro palloncini bianchi, video arte e ancora reading. Manuel gira rilassato tra la folla con, presumo, figlioletta e compagna sorridenti, nessuno chiede un autografo, lui è uno spettatore come noi in questo momento. La normalità di un ragazzone che ama promuovere non solo la sua musica, ma anche il lavoro degli altri.

Aspetto i Nebulae per la performance di danza, Vincenzo Vasi, parte lo Slam Poetry al Giardino Verde dove diversi autori leggono con fervore alcuni brani tratti da scontri alle manifestazioni di protesta, Gabrielli (che ricordiamo ha collaborato con gli Afterhours ne “I Milanesi amazzano il Sabato” dirigendoli a Sanremo quando vinsero il Premio della Critica) è sempre su qualche palco ad esibirsi prima con musica sperimentale, poi con brani jazz insieme a Rodrigo d’Erasmo, lui affettuoso musicista polivalente che non si tira indietro. Non riusciamo a beccarci, va bene così.

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(C) Luca Paisiello per RockShock.it

Non ci si annoia in attesa dei Teatro degli Orrori, lo Spazio Fucine ora è pieno, pubblico scatenato durante i loro 40 minuti di rock travolgente in cui fa la sua comparsa anche Manuel in un brano. La band di Capovilla ricambia quando verso le 22 gli Afterhours bissano con la seconda parte della loro esibizione giornaliera e insieme spaccano i muri del capannone con Lasciami Leccare l’Adrenalina e Dea a metà spettacolo. Le altre canzoni del lotto sono Non è per Sempre, La Verità che Ricordavo, Veleno, Ballata per la mia Piccola Iena, Voglio Una Pelle Splendida, La Vedova Bianca, Male di Miele, Padania e si chiude con la toccante Quello che non c’è.

Allo Spazio Carroponte si esibisce la Fuzz Orchestra, si torna alle Fucine per Daniele Silvestri mentre contemporaneamente suonano da un’altra parte i Marta sui Tubi, poi la piece teatrale di Antonio Rezza ma purtroppo si stacca prima la spina lasciando a Dargen poco spazio per problemi organizzativi.

Dicono diecimila persone dentro e duemila fuori ad attendere il loro turno, una ragazza all’esterno che mi domanda se c’è tanta gente, delusa per non essere riuscita ad entrare per la troppa folla attirata dall’evento. Ma lei dice che non è qui per gli Afterhours, molti di questi ai cancelli sono solo qui per una birra.

Vorrei parlare maggiormente del progetto Hai Paura del Buio?, ma ho già scritto troppo. Un successo per Manuel e la sua organizzazione, soddisfazione per i ragazzi del Traffic che hanno lavorato a questa 4 giorni di musica, offrendo un festival gratuito. Dietro sicuramente ci sono i soliti problemi di budget con cui convivere considerando anche i fondi a sostegno che non sono mai abbastanza. Al prossimo anno, forse, sperando in un festival maggiormente aperto alla musica rock italiana e che sia meno recepito dal pubblico come una Movida.

E un augurio a Manuel Agnelli e al suo entourage di continuare con questo tipo di evento, sperando che non saranno aperte solo le porte di Roma e Milano, ma che altre istituzioni accolgano questo progetto nelle loro città. La musica e l’arte al centro di tutto, il resto è un contorno da prendere solo a pancia piena.

Facebook: hpdbfestival

 

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