Vehement: All That’s Behind

Album d’esordio per i Vehement, alfieri di un thrash metal curato tecnicamente, anche se non molto innovativo

Vehement

All that’s Behind

(Cd, Autoproduzione, 2008)

thrash metal

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La nascita dei Vehement è simile a quella di molte, moltissime band: si comincia suonando cover del proprio genere preferito, ci si fanno le ossa e si “aggiusta il tiro” per capire dove si vuole andare.

Questi quattro giovani della provincia di Verona hanno le idee chiare e si cimentano fin da subito nel riproporre le proprie versioni di Iron Maiden e Metallica. Dopo qualche cambio di line up arriva il primo demo – di chiaro stampo thrash metal – che viene accolto abbastanza bene dalla stampa specializzata.

Con All That’s Behind il gruppo si cimenta nella produzione del proprio primo album ottenendo un risultato sicuramente positivo, seppur migliorabile in particolare dal punto di vista creativo.

S’inizia bene con Al Suelo Todo el Mundo, che si apre con il resoconto di un colpo di stato in un paese di lingua spagnola (tutti i testi sono comunque in inglese). Il ritmo è molto alto fin da subito e tale rimane per tutti i dieci pezzi di questo lavoro.

Insieme al ritmo, purtroppo, presentano poche variazioni anche la struttura dei singoli brani e il “mood” generale che caratterizza l’album. A parte poche eccezioni, infatti, tra cui la bella title track All That’s Behind e Mask, l’ascoltatore è colpito più dal buono sfoggio di tecnica che non dalla carica innovativa.

Il gruppo si attiene ai canoni classici del genere thrash(imponente “muro” ritmico e predominanza della chitarra d’accompagnamento), con qualche contaminazione death soprattutto nel cantato che non basta a definire un vero e proprio “Vehement Stye”.

Le basi ci sono…ora serve maggior coraggio.

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Valerio Frontini
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