The Soft Moon: la recensione di Exister

Luis Vasquez (aka The Soft Moon) e la psicoanalisi di se stesso. Exister è il nuovo album che tra industrial e post-punk regala una sorprendente aura di profondità e candore.

The Soft Moon

Exister

(Sacred Bones)

industrial, post-punk

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A quattro anni di distanza da Criminal, i Soft Moon tornano con Exister, il nuovo album appena uscito su Sacred Bones, nato dopo il trasferimento di Luis Vasquez da Berlino a Joshua Tree (California) dove ha prodotto in totale libertà, registrando a tutto volume, scrivendo arrangiamenti potentissimi ma soprattutto spingendo la voce oltre la sua consueta comfort zone.

“Lo scopo principale del disco è di condividere ogni emozione che provo. Non ci sono due canzoni uguali. Riguarda l’esistere nel mondo come essere umano, il provare molte emozioni e fare tante esperienze nel corso della vita”, questo dichiara Vasquez ed è esattamente questo che si percepisce durante l’ascolto.

Exister è un incredibile collage di sensazioni e stati d’animo, intensi e contrapposti, le undici tracce incluse raccontano una storia, la sua storia, la analizzano nel dettaglio, ne stanano i fantasmi e li esorcizzano attraverso la musica, in una trascinante alternanza di percezioni gothic/industrial, sperimentazioni rumoriste, tumulti elettronici e magmatiche ossessioni dark.

 

Si torna a respirare il sound reznoriano già ampiamente cavalcato nel 2015 con Deeper ma in questo caso a farla da padrone c’è una scrittura profonda ed inquieta, i testi sembrano venir fuori da un passato pieno di tormenti, è evidente che Vasquez non sia ancora riuscito a superare alcuni traumi dell’adolescenza ed abbia necessità e voglia di farlo qui ed ora.

Se nella Like a Father di Criminal aveva già cominciato a fare outing raccontando le mancanze del padre, con Exister espande il concetto a tutta la famiglia, sfoga il suo malessere urlandolo al mondo senza paura, sì ho scritto urlare, perché per la prima volta dall’inizio della sua carriera, tira fuori un’estensione vocale inimmaginabile.

Sto iniziando a diventare il mio altro me, di nuovo” ringhia su Monstere mi dispiace per le bugie, te l’avevo detto” canta con un registro più alto ed austero, tra pugnalate di synth che accompagnano una trasformazione da essere umano a bestia indomabile.

Vasquez disegna i suoi trascorsi in modo chiaro vomitando al mondo i traumi e i tormenti mai affrontati finora, così Answers fa emergere i conflitti con la madre “Mamma mi farai entrare?” canta in tono sommesso ma non sconfitto mentre è al padre che si rivolge in Become The Lies con un falsetto che ne incarna la figura ”non ci vorrà molto, sai figliolo, una volta che me ne sarò andato, lo saprai...”.

Sad Song, traccia impalpabile ed inquieta, triste ma non troppo, evocativa quanto basta, vede Vasquez misurarsi con un cantato ispiratissimo molto vicino alle impressionanti contorsioni vocali di Chino Moreno.

Se è facile farsi inghiottire dalla commovente tensione ipnotica di Monster è davvero impossibile non arrendersi al fascino cupo e ossessivo di Nada, brano dilaniante rotto dal suono di un telefono che squilla a vuoto come metafora di una profonda solitudine.

L’alienazione sembra allentarsi con gli episodi più aggressive dell’album malgrado Vasquez continui la sua complessa analisi, il sound industrial à la NIN di Answers cela infatti un testo a dir poco struggente mentre le distorsioni noise di Stupid Child, intramuscolo davvero rabbioso, aumentano con un suono di sirene che sembrano amplificare il malessere interiore.

Poi irrompono l’industrial martellante di Face Is Gone con le sue ripartenze micidiali, il loop compulsivo e irresistibile di Become The Lies, il rumorismo magnetico di Unforgiven ft. Alli Logout (Special Interest) rotto dalle grida liberatorie di Vasquez e ancora la darkwave di Him ft. fisc narc, primo singolo estratto che non convince fino in fondo e la techno/industrial di The Pit, brano per lo più strumentale se si escludono le grida implose e agonizzanti di contorno.

La gelida, abrasiva, title track , narcotizza ed ammalia senza l’ausilio di parole, è qui che si chiude il sipario, in un loop di tensione emotiva che sfocia nella solenne, apocalittica, apertura marziale.

Sincera e spiazzante analisi psicologica, distruzione e ricostruzione di se stesso, sound ossessivo, drammaticità di fondo, questo, in estrema sintesi è Exister, un disco intimo e tormentato che vi consiglio di ascoltare con tutta l’attenzione di cui siete capaci.

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