Simone Beneventi: la recensione di Wooden Songs

Simone Beneventi per Wooden Songs si è servito del legno come vero e proprio strumento.

Simone Beneventi

Wooden Songs

(Stratovarius)

etno, world, experimental

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Simone Beneventi- la recensione di Wooden SongsLa storia della musica è ricca di progetti particolari. Basta citare un artista come Mike Patton per vedere come ci si possa avventurare in territori davvero singolari e che in pochi oserebbero sfidare. Il cantante americano, a metà anni novanta, fu capace di far uscire dischi ostici come Pranzo Oltranzista o Adult Themes che lo vedevano provare con il microfono soluzioni sonore che, definire impraticabili per chiunque, è un vero e proprio eufemismo.

Simone Beneventi, ripercorrendo le orme del cantante dei Faith No More, ha creato un progetto molto particolare.

Come riportano le note di stampa il musicista si è servito del legno come vero e proprio strumento. Lo stesso ha, poi, riunito i lavori di quattro artisti come David Lang, Silvia Borzelli, Johan Svensonn e Riccardo Nova e si è servito di alcuni ebanisti che hanno creato degli strumenti di legno che sono risultati il motore pulsante del disco.

In pratica Wooden Songs è suonato con il legno in primo piano. Va anche detto che questo lavoro è davvero davvero ostico, perché se uno pensa che ci si possa trovare dinnanzi a delle canzoni nell’originario significato del termine, rischia di finire decisamente fuori sentiero.

Nel caso di specie, invece, ci sono semplicemente delle grandi sperimentazioni che chiaramente vanno apprezzate dal momento che sono state realizzate con strumenti non proprio convenzionali. Si tratta, dunque, di un esperimento nel vero senso della parola quello messo in atto da Simone Beneventi.

Coraggioso indubbiamente, ma troppo di nicchia e difficilmente comprensibile per chi cerca nella musica un po’ di svago.

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Francesco Brunale
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