Carlo Rizzolo: recensione Four Corners

Four Corners è il terzo disco di Carlo Rizzolo: melodia, cori, arrangiamenti sono tutti perfetti e pare di essere ripiombati a fine anni sessanta quando certe sonorità erano all’ordine del giorno.

Carlo Rizzolo

Four Corners

(Vrec Music Label)

rock

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Se qualche reduce degli anni sessanta ascoltasse questo bellissimo album dal titolo Four Corners senza sapere chi è l’autore, penserebbe a una nuova fatica del mitico David Crosby. Purtroppo Crosby ci ha lasciato da qualche mese, ma c’è chi appare davvero in grado di mantenere in vita il suo ricordo. È il caso del nostrano Carlo Rizzolo (di professione psicologo-psicoterapeuta) che ci regala musica di autore con un pugno di canzoni che trovano l’ispirazione non solo nell’ex The Byrds, ma anche nel suo storico collega Neil Young.

Che ci sia magia in questo lavoro lo si comprende immediatamente con la titletrack, suonata benissimo da una band di prim’ordine e che possiede chiaramente i crismi per essere catalogata come grande canzone.

Melodia, cori, arrangiamenti sono tutti perfetti e pare di essere ripiombati a fine anni sessanta quando certe sonorità erano all’ordine del giorno.

L’album, il terzo della carriera di Rizzolo, è prevalentemente semiacustico, anche se a volte ci sono delle incursioni nel rock più classico del termine, grazie a brani solidi e ben costruiti come Skyline e Nuovo Giorno, quest’ultima cantata interamente in italiano.

Poi si spazia in modo preciso e gradevole dal country da saloon di In The Pharm all’omaggio ai “soliti” Crosby Still Nash & Young che vengono rievocati nella clamorosa Mother Nature.

Pur essendo un lavoro molto lungo, contenente tredici canzoni, non si registrano filler di sorta.

Anzi, la noia non è mai di casa da queste parti. Basta dare ascolto attento alla delicata You o alla quasi blues I’M A Dreamer per capire quanta carne a fuoco ci sia e come essa risulti di ottima qualità.

La natura di Four Corners è prettamente internazionale e non lascerà insensibili gli inguaribili nostalgici di epoche che non torneranno mai più.

In realtà, però, la musica è così di alto livello che anche le giovani leve ne potranno godere e capire che pure nella tanto bistrattata Italia ci sono artisti (nel caso di specie decisamente maturi) che non hanno nulla da invidiare a quelli provenienti da continenti e nazioni più blasonate quando si parla di rock e affini. Disco che già si colloca tra i migliori del 2024.

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Francesco Brunale
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