Rock in Roma 2013, intervista a Maxmiliano Bucci, direttore artistico

Il lavoro che c'è dietro una manifestazione come Rock in Roma è mostruoso e dura anche più di un anno. Già dal maggio scorso, infatti, gli organizzatori (Sergio Giuliani e Maxmiliano Bucci) stanno lavorando per l'edizione 2014, sulla quale - ovviamente - abbiamo chiesto anticipazioni. Ci è stato detto che...

Rock in Roma in pochi anni è diventata da un buona rassegna di rock a una manifestazione di caratura europea, in grado di attirare nella Capitale anche molte migliaia di spettatori dall’estero.

Il lavoro che c’è dietro una manifestazione del genere è mostruoso e dura anche più di un anno. Già dal maggio scorso, infatti, gli organizzatori (Sergio Giuliani e Maxmiliano Bucci) stanno lavorando per l’edizione 2014, sulla quale – ovviamente – abbiamo chiesto anticipazioni.

RockShock. Maxmiliano, benvenuto sulle nostra pagine. Rock in Roma è già iniziata da qualche settimana (l’intervista è stata raccolta il 25 giugno, in occasione del concerto dei Korn, ndr). Come sta andando?

Maxmiliano Bucci. In verità sono abituato a iniziare a tirare le somme e fare bilanci solo nell’ultima settimana di svolgimento della manifestazione; in questi giorni sono ancora sull’onda lunga del lavoro di pre-produzione, che ci ha assorbiti davvero tanto. Ma fino ad oggi direi bene. Abbiamo avuto il bagno di folla per i concerti dei Green Day e dei Killers, i Toto hanno dato uno spettacolo di altissima classe, il villaggio funziona bene. Insomma, tutto sta iniziando nel migliore dei modi, ma gli assi nella manica dell’edizione di quest’anno devono ancora essere calati. Dal mio punto di vista, però, mai come quest’anno abbiamo voluto partire subito sparati, senza fare un giugno abbastanza lento e poi i fuochi d’artificio a luglio. Il primo concerto è stato in quest’ottica, abbiamo iniziato infatti con i Green Day. E il fatto di essere pronti già dai primi di giugno ci ha dato la possibilità di avere più possibilità di scelta e di prendere band che altrimenti non sarebbero potute arrivare a Roma.

RockShock. Come si compone un cast come quello di Rock in Roma di quest’anno? Quanto è frutto di una scelta artistica e quanto è mera opportunità economica?

Maxmiliano Bucci. Sicuramente negli anni scorsi abbiamo agito il più delle volte guidati dall’opportunità economica. Ormai la manifestazione è rodata, noi abbiamo maturato un’esperienza molto forte anche alla luce delle nostre altre attività (gli organizzatori di Rock in Roma sono gli stessi di alcuni eventi programmati allo Stadio Olimpico, ma anche i gestori dell’Orion Club e i responsabili di altre attività musicali, ndr). Quest’anno abbiamo a disposizione tre arene, di cui una addirittura da 45.000 posti e in cui sarà ospitato il concerto di Springsteen. Con questi presupposti, il cast è stato scelto con un criterio soprattutto artistico; la parte economia è tutta concentrata sulla speranza che l’evento richiami pubblico. La nostra è una manifestazione privata, organizzata da imprenditori privati a loro volta sostenuti da alcuni sponsor privati. Nessuno di noi può permettersi un insuccesso. Facciamo cultura, la musica è cultura. Ma la musica a questi livelli è anche un’attività imprenditoriale.

RockShock. In realtà questa domanda era una trappola. Era una trappola perché guardando il cartellone di quest’anno e confrontandolo con quello, ad esempio, dello scorso anno, ci sono alcune macroscopiche differenze. Non c’è più la musica elettronica e c’è pochissima musica italiana. Che è successo?

Maxmiliano Bucci. Ti regalo uno scoop, una notizia che ancora non ho comunicato a nessuno. Il prossimo anno l’elettronica sbarcherà in maniera importante a Rock in Roma con un vero e proprio festival dentro il festival. Non come abbiamo fatto lo scorso anno, ma traendo spunto da quello che è il mood europeo e mondiale, ovvero fare festival o dedicare palchi alla musica elettronica. Al momento secondo noi l’Italia non è pronta per una cosa del genere. Ci auguriamo che lo sia il prossimo anno. Lo scorso hanno avevamo il meglio dell’elettronica mondiale nel programma di Rock in Roma, ma i risultati in termini di affluenza di pubblico sono stati decisamente scoraggianti. Forse quest’anno un artista elettronico l’avrei preso, ma non c’è stata l’opportunità. Poco male, ci rifaremo il prossimo anno e per il 2013 ci concentriamo di più su una delle parole che compongono il nome della nostra manifestazione, “rock”.

RockShock. Da quanto avete dichiarato in conferenza stampa, alla fine questi due mesi di concerti sposteranno fra gli 8 e i 10 milioni di euro, lo stesso budget con cui viene fatto il Primavera Sound di Barcellona, che rappresenta una voce importante del PIL della città. Invece da noi quest’anno c’è stata una vera e propria epidemia e i festival hanno chiuso. Perché secondo te non si riesce a fare in Italia quello che si fa praticamente in tutto il resto d’Europa?

Maxmiliano Bucci. Ora a Roma l’amministrazione è cambiata e abbiamo forti speranze su venti nuovi. L’Italia non è pronta per i festival come sono intesi in Europa. Il PrimaveraSound, giusto per continuare a parlare di loro, attingono a fondi statali ed europei a cui noi non attingiamo e/o totalmente assenti in Italia. Stiamo cercando di comunicare alle amministrazioni il potenziale per tutta la città di una manifestazione come la nostra; e i numeri delle prevendite dall’estero ci confortano in questo senso. Sono un bene per noi e sono un bene per tutta la città.

RockShock. Vogliamo lasciare un piccolo vademecum per il pubblico per godersi al meglio Rock in Roma?

Maxmiliano Bucci. L’invito è quello di sfruttare al massimo tutto quello che mettiamo a disposizione a livello logistico, in verità rimettendoci parecchi soldi di tasca nostra e vedendo comunque questi servizi sottoutilizzati. Mi riferisco alla possibilità di parcheggiare a Ciampino e di arrivare davanti la porta del festival in navetta, senza problemi di traffico (non esiste un evento di massa che non generi problemi di traffico, forse nemmeno a Londra che ha 14 linee metro); vi invito a scaricare la nostra App e attivare la funzione di car pooling, un’opportunità per farsi nuovi amici dividendo le spese di benzina. E inoltre, è possibile arrivare a Capannelle con la metropolitana e poche fermate di autobus, per poi tornare verso il centro, a fine concerto, con una navetta messa a disposizione al costo di 3 euro. Per i concerti più importanti, inoltre, saranno attivi tantissimi collegamenti speciali sulla fermata di Roma Capannelle, con treni da e per Termini e da Roma Tiburtina.

RockShock. Dall’inizio di Rock in Roma fino ad oggi, parlando solo in termini di affluenza di pubblico, quale sono state le delusioni più cocenti e quali le più grosse sorprese?

Maxmiliano Bucci. Fra le delusioni sicuramente gli spettacoli di musica elettronica, Chemical Brothers a parte. Forse la più cocente però è stato lo scorso anno il concerto dei Beach Boys, un evento unico e probabilmente destinato a rimanere unico che ha attirato davvero pochissimo pubblico. Le sorprese e la soddisfazioni tantissime, a cominciare da Franco Battiato. Ci dicevano che eravamo dei pazzi a fare un concerto di Battiato con posti in piedi. 10.000 persone ci hanno dato invece ragione. E avere 9.800 paganti sotto la pioggia battente per Robert Plant e Ben Harper è stata un’altra grandissima gioia.

RockShock. Anticipazioni sull’edizione 2014?

Maxmiliano Bucci. Non ti dirò nulla! E’ ancora presto parlarne, ti posso solo anticipare che l’arena grande, quella che quest’anno useremo per Springsteen, per il prossimo anno pensiamo di usarla almeno tre volte.

 Il programma di Rock in Roma 2013

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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