Red Hot Chili Peppers
Unlimited Love
(Warner)
rock, funky-rock
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Tutto qua? È stata la prima cosa che ho pensato al primo ascolto di Unlimited Love, dodicesima fatica in studio per i Red Hot Chili Peppers.
Un disco fatto in primo luogo di grandi ritorni: John Anthony Frusciante alla chitarra (ancora una volta) e Rick Rubin alla produzione, quasi alla ricerca del tempo perduto / dei fasti di Californication.
Il risultato è un disco di rock estremamente infettato di funky come solo i Red Hot Chili Peppers sanno fare, ma che non riserva grandi sorprese. O forse…
Tra una Aquatic Mouth Dance che cerca disperatamente di rinverdire il glorioso passato funk-rap della band e una Black Summer non sufficientemente sgangherata per essere credibile al giorno d’oggi, Veronica che cerca disperatamente di essere la nuova ballatona del repertorio della band e il ritornello banalissimo di Here Ever After, finalmente arrivano i mid-tempo di Bastards of Light a farti riconciliare con questa band di simpatiche canaglie.
I testi di Anthony Kiedis sono il solito (un po’ fastidioso) flusso di coscienza che non ci si capisce niente, Frusciante quando suona il rock è sempre un gran piacere da ascoltare (negli ultimi dieci anni aveva sperimentato con l’elettronica con risultati modesti), mentre Flea diverte e si diverte come e più del solito.
Unlimited Love è un disco eterogeneo, un sorta di manualetto delle cose che hanno in passato funzionato meglio per il quartetto californiano, che pare proprio non abbia più voglia di rischiare. Nulla.
Per i Red Hot Chili Peppers del 2022 il tempo sembra non essere passato, ma di acqua under the bridge ne è passata eccome.

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