Tre Allegri Ragazzi Morti: recensione di Garage Pordenone

Tornano i Tre Allegri Ragazzi Morti e lo fanno con un album superlativo: con Garage Pordenone ci regalano una manciata di nuove canzoni che suonano un po' come il sunto della loro carriera.

Tre Allegri Ragazzi Morti

Garage Pordenone

(La Tempesta Dischi / distr. Believe – Master Music)

indie rock, alternative rock

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I Tre Allegri Ragazzi Morti, non hanno certo bisogno di presentazioni. Formatisi 30 anni fa a Pordenone, hanno tappezzato la parete dell’alternative rock italiano scrivendo pietre miliari della musica indipendente italiana, spaziando dal tipico alternative alle sonorità più indie e cantautorali con anche un’incursione nel reggae/dub che lasciò spiazzati i puristi, ma che è comunque degna di nota.

Con questo Garage Pordenone, ci regalano una manciata di nuove canzoni che suonano un po’ come il sunto della loro carriera.

Fin dal primo estratto dell’album, la bellissima Ho’oponopono si cattura l’essenza di un album davvero molto ispirato che in questo brano vede la partecipazione di Wilson dei Bee Bee Sea e Yonic South.

La Sola Concreta Realtà, uno dei miei brani preferiti, è uno dei brani più poetici dell’album, riflessione autentica sull’amore, ma non una canzone d’amore.

Un tocco di rocksteady giamaicano si percepisce in Mi piace quello che è vero, canzone molto ispirata sulla finzione di questa vita. Memorabile la strofa “È pure vero che più siamo connessi e meno siamo noi stessi”.

Jessica Dislessica, già vincitrice come titolo, è un delizioso indie pop che raccoglie emozioni che potrebbero scaturire da un centro sociale di fine anni 90.

Con Fino A Quando Dura, altro splendido brano a tinte pop si parla di soldi e di accontentarsi, di cosa potrebbe essere più importante se i soldi o la vera felicità.

Le sonorità si fanno più movimentate con Greta La Bambina, molto probabilmente ispirata da Greta Thunberg.

Robot rendez-vous ad un primo ascolto non mi piaceva, ma è uno dei brani che più mi è rimasto in testa.

L’Oscena che ascoltando a modo il testo mi fa pensare a M¥ss Keta, riporta al puro alternative, un minuto e mezzo scarso che credo farà furore in dimensione live nel tour che partirà a breve e vedrà toccare quasi ogni regione d’Italia, con pure una tripla data al Mi Ami di Milano.

Il brano che mi è piaciuto meno è Che cosa hai visto tu? Ma già la successiva La Misura, il mio brano preferito, mi impedisce di stare fermo. Testo trasgressivo quanto basta, sonorità che strizzano l’occhio al garage. Una bomba.

Crocchette buone e il suo gatto, conduce ad una chiusura molto atipica con Torpignattara, ambientale strumentale che chiude degnamente un album ispiratissimo.

Bentornati cari TARM!

 

https://www.treallegriragazzimorti.it/

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Fabio Busi
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