Steven Wilson
4 1/2
(Kscope)
progressive rock
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Non si sta fermo un attimo! No, non è un bambino, ma Steven Wilson, che alla sua carriera lontano dai Porcupine Tree ci ha preso davvero gusto e continua imperterrito a sfornare dischi e a calcare i palchi di tutto il mondo.
4 1/2 è la sua “nuova” fatica. Le virgolette si riferiscono al fatto che 4 1/2 contiene 6 brani, di cui quattro provenienti dritti dritti dalle session di Hand. Cannot. Erase, una dal precedente The Raven That Refused To Sing e una, l’ultima, è un pezzo dei Porcupine Tree del 1998, di cui le parti vocali sono state riregistrate. Della serie… non si butta via mai nulla ;-)
Cosa c’è in 4 1/2, musicalmente parlando? Una sequenza impressionante di super-musicisti (Adam Holzman, Nick Beggs, Guthrie Govan, Dave Kilminster, Craig Blundell, Marco Minnemann, Chad Wackerman e Theo Travis), oltre a Ninet Tayeb con cui Wilson divide il microfono in Don’t Hate Me.
Ma soprattutto c’è lo Steven Wilson solista a cui siamo ormai abituati. Nel bene e nel male. Lunghissime cavalcate progressive in cui fa capolino qualche barlume di psichedelia, una composizione robusta, grande virtuosismo strumentale.
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque, ma il livello qualitativo è comunque sempre alto e la tracklist suona omogenea a dispetto dei diversi archi temporali da cui i materiali provengono.
Nervosi viaggi per chissadove (My Book of Regrets), ninna-nanne dolcissime (Year of the Plague), disturbanti intermezzi strumentali (Sunday Rain Sets In, la più breve del lotto e l’unica sotto i 4 minuti), e così via, in un continuo gioco di specchi in cui ogni brano è emotivamente l’opposto del precedente.
4 1/2 esce il 22 gennaio in una moltitudine di formati, per la gioia di fan, completisti e audiofili.
La nostra ultima intervista a Steven Wilson.
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