Shame: recensione di Food For Worms

Arrivano al terzo lavoro gli Shame: Food For Worms non delude le aspettative, pur mutando il loro sound che vira verso un indie contemporaneo meno contaminato dal post-punk.

Shame

Food For Worms

(Dead Oceans)

post-punk, indie rock

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Il territorio di South London sta proliferando interessantissimi progetti post punk, fra i quali alcuni emergenti ed altri ormai già rodati. Fra questi ultimi troviamo gli Shame, giunti al loro terzo album con questo Food For Worms che li distanzia ancora di più dal tipico post punk (quello alla The Fall per intenderci). E in effetti forse questo termine “post punk” è anche troppo abusato ultimamente, vuol dire tutto e niente.

Fingers Of Steel è il primo estratto da questo lavoro ed è caratterizzato da atmosfere britpop sullo stile dei primi Charlatans/Blur. Un brano che davvero fatica ad uscire dal cervello una volta ascoltato. Il classico indie anthem da Glastonbury.

Tiratissima e graffiante la seguente Six-Pack, alternative rock con chitarre acide, un concentrato di energia spezzato da un momento di quiete prima di essere travolti  dai riff conclusivi che manco 10 caffè ottengono lo stesso effetto.

Yankees probabilmente è la traccia che si avvicina maggiormente ai due lavori precedenti e anche all’ultimo album dei Fontaines D.C., un ottimo brano seguito dall’altrettanto bella Alibis, dall’inizio quieto e dal finire feroce.

Ballata intensa è Adderall, che vede la collaborazione della bravissima Phoebe Bridgers, uno di quei brani che ti entra dentro, come i brani di Parklife dei Blur.

Sempre in tema di ballad si resta con le vibrazioni di Orchid, uno dei brani più belli dell’album.

The Fall Of Paul, ci riporta in territorio post punk, forse uno degli episodi più vicini alle produzioni precedenti della band insieme alla già citata Yankees.

Burning By Design è il brano in cui mi ritrovo meno, uno di quei brani che non ritengo essenziali all’album, a differenza della lunga Different Person, brano con repentini cambi energetici che trovo comunque molto intrigante.

In chiusura i quasi 6 minuti della ballad All The People, brano che non vedo l’ora di ascoltare nell’unica data italiana a Modena la prossima estate.

Spesso il terzo album è il più temuto dalle band, qua troviamo degli Shame in evoluzione ma che non deludono le aspettative anche se l’album non mantiene lo stesso livello qualitativo in tutte le 10 tracce che lo compongono.

Un lavoro comunque molto bello e imperdibile per gli amanti di queste sonorità.

 

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Fabio Busi
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