Roll The Dice: In Dust

Essere umano e macchina: una dicotomia inconciliabile? Non per i Roll The Dice, duo elettronico che propone una soluzione, per così dire, d'avanguardia retrò: una sorta di paradossale "futurismo analogico"

Roll The Dice

In Dust

(Cd, The Leaf Label/Goodfellas)

elettronica, sperimentale, industrial

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Roll The Dice- In DustPer farmi un’idea dei Roll The Dice decido di approfittare di una delle più eterodosse forme di artwork che l’era digitale produca, ovvero un video trailer realizzato appositamente per l’uscita di questo secondo album, In Dust. In altri casi avrei forse tralasciato l’aspetto puramente visuale, eppure stavolta non se ne può fare a meno.

La significatività del cortometraggio sta nella sua calzante capacità di sintesi: si potrebbe capire la struttura dell’intera trama narrativa del disco da questa singola traccia che è Calling All Workers. Modularità, ripetizione e variazione; meccanicità industriale integrata alla costanza dei fenomeni naturali: regna la libera associazione e l’automatismo più ossessivo, strumenti più che consoni alla definizione di un paesaggio al contempo claustrofobico e lunare.

E’ senza dubbio un’elettronica fuori dai canoni quella del duo di Stoccolma. Per lo meno, rispetto ai canoni attuali: la parola chiave è “analogico”, come i sintetizzatori che ricalcano le orme delle linee spigolose e minimaliste degli apripista degli anni ’70. Tutt’altro rispetto all’esperienza ben più nota di Peder Mannerfelt con la collega Fever Ray: sarà per via dell’incursione del compositore filmico (ma non solo) Malcolm Pardon? Effettivamente è innegabile un approccio sonoro-filmico, nella misura in cui l’incedere del piano, altro elemento portante, segue una classica parabola: tocca il suo climax ascendente in Cause And Effect, passando per metà delle tracce in un turbinio frenetico e carico di tensione, che si scioglie definitivamente in Way Out e See You Monday.

Un sound freddo, quasi glaciale, e tuttavia saturo di una tensione da nervi a fior di pelle, che più umano non si può: il risultato dal punto di vista musicale potrebbe non essere estremamente strabiliate, eppure il nodo concettuale dell’integrazione tra natura umana e fredda tecnologia, piuttosto che la più ovvia opposizione delle due, è meno banale di quanto si creda.

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Delia Bevilacqua
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