Quintessenza
Nei Giardini di Babilonia
(Cd, Autoproduzione)
progressive rock
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Nei Giardini di Babilonia, il terzo album dei Quintessenza è un’opera rock ambiziosa che ha avuto una gestazione di 10 anni, segno di un lavoro curato e ponderato con attenzione che ci fa comprendere quanto la perseveranza porti dei risultati lodevoli. Ci troviamo di fronte a un lavoro ben fatto, suonato egregiamente, con cambi di tempo, linee melodiche pregevoli, sperimentazioni progressive in una composizione matura per una band che fa questo genere di musica in italiano.
Il disco ruota attorno al viaggio dell’anima in questi Giardini in cui ci si ritrova a scavare dentro se stessi con l’aiuto di una figura che fa da guida al protagonista dell’album, duirando giusto un’ora di musica di buona qualità. Nella line-up si aggiunge Elena Alice Fossi, vocalist dei Kirlian Camera, che rappresenta con il suo cantato l’anima stessa nel suo viaggio.
I 13 brani risultano energici e cupi. Il botto potente si ha con Nuovi Rami con repentini cambi di tempo e un groove invidiabile fatto di velocità e atmosfera. Meno apprezzabile invece Viscere quando si mescola un cantato quasi death metal ad acuti troppo pretestuosi con lo screaming spettrale del cantante ad aggiungere tragicità eccessiva alle canzoni, ma nei suoi 7 minuti riconosciamo le sfumature miste che impreziosiscono la capacità compositiva della band.
Sicuramente non ci troviamo affatto davanti ad un lavoro che cerca di risultare commerciale e quindi è da elogiare la genuità e la pulizia che è riconoscibile nelle tracce. I cambi di atmosfere che si succedono senza indugi ci permettono di ascoltare notevoli sezioni in cui il groove dei riffs è ben supportato dal comparto ritmico soprattutto nel drumming furioso.
Con Un Volo d’Argento le melodie si fanno pacate in un brano struggente grazie alla voce piacevole di Elena che accompagna il vocalist in un pezzo davvero emozionante e più orecchiabile. Qua e là troviamo tracce teatralmente liriche che appesantiscono l’ascolto gettando ombre lugubri sull’opera, ma ricordo che si tratta di concept volutamente enfatico. Per chi è interessato al genere sicuramente un lavoro interessante, meno facile da seguire invece per chi ascolta un altro tipo di musica.
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