Porto Flamingo: Lamoresiste

In questi anni di incertezza e precarietà, anche la nostra capacità di cogliere la felicità sta calando. Con Lamoresiste i Porto Flamingo ci ricordano che diventare adulti non vuole per forza dire rinunciare ai propri sogni

Porto Flamingo

Lamoresiste

(Cd, Mojito)

folk

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Lamoresiste, quarto album dei pratesi Porto Flamingo, parte dalla convinzione cinica, tipica dell’età adulta, che il male vinca sempre. Il motivo è costantemente sotto i nostri occhi: le imposizioni dettate da chi è al potere, le paure e lo spezzarsi di sentimenti all’apparenza eterni e indissolubili, insieme all’apatica monotonia del tran tran quotidiano ci assalgono e azzerano le nostre speranze e i nostri sogni. Un tale presupposto parrebbe condurre a un disco dark e fatalista, e invece traccia dopo traccia comincia a farsi strada la consapevolezza che malgrado tutto, l’amore esiste. E ancora una volta, è l’elemento trainante delle nostre esistenze.

Dodici brani che attraverso argomenti di vario genere, raccontano sostanzialmente la vita e quello che giorno dopo giorno ci prospetta. Il folk che ha caratterizzato il sound del gruppo sin dagli inizi è sempre molto presente, ma ha lasciato spazio a una forte vena cantuatorale che è alla base di testi attentamente concepiti, talvolta persino arricchiti da sonorità elettro-vintage (Mi basta pensare). Non suona quindi strano se canzoni come Zanzare e Devo sparire riportano alla mente il nome di Daniele Silvestri, uno dei capisaldi della scuola romana che tante soddisfazioni ha dato alla musica italiana negli ultimi anni.

Sebbene il folk rimanga la struttura portante di questo album (ancora una volta, infatti, la band si avvale della collaborazione, seppur marginale rispetto al passato, di A.M. Finaz della Bandabardò), per la prima volta i Porto Flamingo si permettono di sperimentare e giocare con suoni tendenzialmente poco affini, come l’elettronica (Devo sparire), senza però dimenticare da dove sono venuti (e ne è la riprova il ritmo scanzonato e coinvolgente di Cellophane).

Il risultato è un sobrio (e talvolta forse eccessivamente composto) equilibrio, che perde un po’ di quella spontaneità e genuino coinvolgimento che ci si aspetta da un genere verace e popolare come appunto quello della musica folk.

 

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Simona Fusetta
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