Love In Elevator
Lies to Stars
(Lagoonar)
garage rock, noise, darkwave
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Da sempre utilizzate da poeti, musicisti e innamorati, le stelle rappresentano un must per chi non riesce a resistere al fascino esercitato dai corpi celesti.
Nel nuovo album Lies to Stars, i veneziani Love In Elevator focalizzano il loro songwriting su tematiche relative ai pianeti e allo spazio, come prospettiva alternativa da cui poter guardare il nostro mondo, sempre più piccolo ed insignificante.
Il brano che apre il disco, Open Vision, a mio avviso, rappresenta al meglio le intenzioni della nuova release dei Love In Elevator: trasmette la necessità di cambiare punto di vista, di aprire la mente verso nuovi orizzonti.
Il cambiamento non è più sinonimo di paura, non viene più visto come un nemico, bensì come strumento per evolversi, come un mezzo essenziale per ritrovare linfa vitale, per rigenerarsi e ricominciare.
I Love In Elevator, composti da Anna Carazzai (voce, chitarra), Federico Mellinato (basso), Andrea Volpato (batteria, synth), sviluppano, nel loro stile, un insieme di sonorità intense, melodiche, acide e malinconiche, passando per contaminazioni cosmiche, psichedeliche, noise e dark.
Ascoltando Lies to Stars, è impossibile non ritrovare influenze fondamentali come quelle di Siouxie and The Banshees, Arab Strap, Pj Harvey, Pink Turns Blue, Sonic Youth e David Bowie. Eccezion fatta per l’unica ballad del disco Past Times, un lamento arpeggiato che sfuma in mezzo ad atmosfere rarefatte, notturne e depresse.
Lies to Stars trasmette il background garage del trio veneziano attraverso le sonorità della vecchia scuola rock ed dieci istantanee che vanno a scavare in profondità, ma stavolta con toni decisamente più distesi rispetto al passato punk-hardcore degli esordi.
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